ROCCAFORTE MONDOVÌ - ‘La nuova ovovia affossò il bilancio delle Cabinovie Lurisia’

Cinque ex amministratori della società che gestiva gli impianti di risalita sono a processo per il crac del 2015. Oggi è stato ascoltato il curatore fallimentare

a.c. 22/01/2020 19:15

 
“Chiedere quel mutuo è stato come lanciarsi a mare con una pietra legata ai piedi”: l’eloquente metafora è suggerita dal curatore fallimentare della Cabinovie Lurisia srl, Angelo Barzelloni, nella sua ricostruzione degli eventi che portarono alla bancarotta del comprensorio sciistico del monte Pigna.
 
La società che gestiva gli impianti di risalita a Lurisia fu dichiarata fallita dal tribunale di Cuneo nel 2015. Ora il sostituto procuratore Pier Attilio Stea ipotizza i reati di bancarotta fraudolenta documentale in capo agli amministratori di allora, gli alassini F.P. e A.P., al loro socio A.B. e all’architetto I.V., membro del consiglio di amministrazione in quota al Comune di Roccaforte Mondovì. Insieme a loro anche un quinto coimputato, B.B., subentrato come amministratore e liquidatore nel 2013 ma ritenuto una semplice ‘testa di legno’.
 
Il commercialista Barzelloni ha analizzato per conto della Procura un quindicennio di bilanci, ricostruendo un quadro finanziario già dissestato prima ancora che arrivasse il ‘colpo di grazia’, ovvero il mutuo da 700mila euro stipulato nel 2009 per sostituire la vecchia cestovia ormai giunta al termine della vita tecnica. Un intervento necessario ad assicurare la prosecuzione dell’attività degli impianti, che però si sarebbe rivelato insostenibile per i bilanci della società.
 
Era impossibile, secondo il curatore, ipotizzare un rilancio della stazione di Lurisia su quelle basi: “Un’operazione senza nessun significato economico perché viene realizzata in una circostanza in cui non c’è e nemmeno c’è mai stato un reddito certo, ‘impiccando’ la società e offrendo un’ipoteca alla banca sulla base di una rivalutazione dell’immobile che appare fuori luogo”. Il mutuo da 700mila euro sottoscritto con la Banca Popolare di Novara doveva servire a coprire la quota di investimento della Cabinovie Lurisia nell’ambito di un progetto per cui il Comune di Roccaforte Mondovì, proprietario degli impianti di risalita, aveva raccolto 3 milioni di euro - finanziati in gran parte con fondi regionali.
 
“Nessuna banca avrebbe potuto dare credito a una società già così compromessa”, sostiene Barzelloni, per il quale l’intervento della Popolare di Novara si spiega solo in virtù di pregressi rapporti di fiducia con gli amministratori: “Non c’era nemmeno un business plan o elementi che potessero suggerire come sarebbe stato ripagato il mutuo ottenuto”. E infatti già pochi mesi dopo l’azienda avrebbe cominciato a saltare le rate, collezionando i primi decreti ingiuntivi fino ad arrivare al fallimento. Da rilevare che già tra il 2007 e il 2008 la srl aveva ricevuto diverse segnalazioni dalla centrale rischi della Banca d’Italia, una circostanza che avrebbe dovuto allarmare sia i possibili creditori che gli amministratori.
 
Questi ultimi, invece, a detta del curatore avrebbero organizzato il finanziamento in modo da mettere davanti al ‘fatto compiuto’ l’avvocato Mario Prette, fondatore e storico presidente della Cabinovie Lurisia fino alla sua morte nel febbraio 2008. Per giustificare la richiesta di credito, l’azienda aveva provveduto a una rivalutazione del patrimonio immobiliare approfittando di una norma ‘salva imprese’ varata in quel periodo dal governo: “La rivalutazione da un milione di euro, però, fu effettuata senza indicare nessun criterio economico e senza una valutazione originaria” sottolinea ancora Barzelloni.
 
A quei tempi si parlava della costruzione di chalet in quota per realizzare un piano di rilancio simile a quello portato avanti nella vicina stazione di Prato Nevoso. Il progetto però si scontrò con i vincoli posti dall’amministrazione comunale e finì nel nulla. Anche il nuovo impianto di risalita, che avrebbe dovuto sostituire la cestovia con una seggiovia e raddoppiarne la capienza, venne ridimensionato sia nella capacità che nei tempi di percorrenza. Dopo aver saltato un’intera stagione invernale Lurisia ha riaperto le piste lo scorso 1 dicembre, ma il futuro è tutt’altro che roseo a detta del curatore: “Sto cercando di vendere il comprensorio sciistico intero, ma gli impianti vanno aggiornati perché la proroga per il loro funzionamento scadrà tra sette anni e dopo quella data non varranno più nulla. Sono in sostanza un ferro vecchio”.
 
Il processo è stato rinviato al 12 febbraio per ascoltare i testimoni convocati dalle difese.

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