SAN MICHELE MONDOVÌ - L’accumulo di letame non rimosso costa il processo a un residente di San Michele Mondovì

Insieme alla moglie l’imputato gestisce un ricovero per animali con 27 cani, 12 gatti, 4 tartarughe, una pecora e un cavallo. La causa nasce da un esposto dei vicini

a.c. 17/11/2020 17:57

 
Un accumulo di letame non rimosso - almeno secondo la Procura - è all’origine del procedimento penale contro F.S., accusato di inosservanza di un provvedimento dell’autorità.
 
Il provvedimento in questione è un’ordinanza emessa nel marzo 2019 dal sindaco di San Michele Mondovì Domenico Michelotti a carico del proprietario di un terreno sul quale sorge il “Nuovo Rifugio Emma”, nella borgata di Castello. Il ricovero per animali, gestito da F.S. e dalla moglie S.A., ospita 27 cani, 12 gatti, 4 tartarughe, una pecora e un cavallo ed è già stato al centro di varie segnalazioni all’autorità da parte degli altri abitanti della frazione, che lamentavano i latrati continui dei cani e le cattive condizioni igieniche del luogo. Le lamentele erano iniziate nei primi mesi del 2018, subito dopo che la coppia si era trasferita dal Milanese con la propria folta “tribù” di quattro zampe bisognosi al seguito. S.A., già titolare di un rifugio per animali quando viveva in Lombardia, è anche finita a processo per disturbo della quiete pubblica e getto pericoloso di cose a seguito di una denuncia: procedimento chiusosi nel settembre scorso con un’assoluzione.
 
Ora davanti allo stesso giudice, Lorenzo Labate, c’è suo marito, difeso dall’avvocato Fabrizio Bruno di Clarafond. Gli viene contestato di non aver provveduto per tempo a rimuovere il cumulo di letame equino che era stato notato nel gennaio 2019 durante un sopralluogo congiunto tra carabinieri forestali, funzionari Asl e Polizia Municipale: il letame, secondo i rilievi, era a una distanza dall’abitazione inferiore rispetto a quella prevista dalla legge. Ai proprietari era stato ingiunto di rimuoverlo entro 48 ore e di provvedere in 60 giorni a mettere a norma il sistema fognario.
 
Uno dei tecnici dell’Asl che ha partecipato al sopralluogo di gennaio e a quello del novembre successivo ha testimoniato di aver constatato un miglioramento: “In entrambe le occasioni i locali erano puliti e a novembre l’accumulo di letame era stato quasi del tutto rimosso. Dagli accertamenti era emerso che il cavallo, soggetto a sequestro giudiziario, era stato affidato in custodia al figlio della signora S.A.”. Il responsabile tecnico del comune di San Michele Mondovì, che aveva partecipato anche a un ulteriore sopralluogo, aveva invece rilevato un’inadempienza: “A marzo il letame non era ancora stato rimosso. Era il punto dell’ordinanza a cui bisognava adempiere con più urgenza ma ciò non è stato fatto”.
 
Il processo è stato rinviato al 9 marzo prossimo per la discussione.

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