MONDOVÌ - Maestra a processo, è accusata di maltrattamenti ai bambini di una scuola materna

I fatti sarebbero avvenuti in un centro del Monregalese: si parla di strattoni, offese e punizioni severe. Una bidella: “L’ho vista imboccare un bimbo a forza”

a.c. 02/03/2021 08:27

Il codice penale la definisce “abuso dei mezzi di correzione”: è la fattispecie di reato nella quale incorrono gli educatori, genitori o insegnanti, che eccedono nel “disciplinare” i bambini e ragazzi che hanno in custodia.
 
Di questo è accusata una maestra che per un quindicennio - e fino a tempi recenti - ha prestato servizio nella scuola materna di un piccolo centro alle porte di Mondovì. I fatti denunciati da alcuni genitori risalgono all’anno scolastico 2018/2019: si parla di bambini strattonati o alzati da terra per un braccio, lasciati in punizione in uno stanzino buio, fatti oggetto di abusi verbali e offese. Uno dei piccoli sarebbe stato costretto ad annusare le sue mutande, un altro ancora morso a un dito “per fargli capire cosa si prova”. In alcuni alunni tutto ciò avrebbe provocato autentici traumi, tanto da indurre uno dei bimbi a farsi venire conati di vomito per due settimane di fila, ogni giorno, in modo da essere rimandato a casa.
 
L’istruttoria si è aperta con la testimonianza di una bidella che per quasi vent’anni ha lavorato nello stesso asilo. Un episodio in particolare le è tornato alla memoria di fronte al giudice: “Un mattino avevamo distribuito le fettine di banana ai bambini. Uno di loro, molto lento nel mangiare, era stato imboccato a forza dalla maestra e aveva difficoltà a respirare. Lei scherzava con gli altri dicendo ‘faccio come gli uccellini’, ma sul momento non è sembrata una cosa scherzosa”. Scene analoghe, a quanto riferito dalla teste in base ai suoi ricordi e ai racconti di una collega, si sarebbero ripetute con altri bambini. Ma i rimproveri non si limitavano al cibo: “La maestra a volte aveva un tono di voce eccessivo e se la prendeva con i più deboli. Un bimbo in particolare non voleva nemmeno entrare a scuola quando vedeva la sua auto parcheggiata: piangeva e si attaccava a noi, o chiedeva di andare in bagno”.
 
Questo atteggiamento, comune anche ad altri alunni, avrebbe indispettito molto l’insegnante e provocato qualche lamentela tra i genitori: alcuni di loro si erano rivolti all’altra maestra, fiduciaria dell’istituto, perché i loro figli dicevano di non voler più andare all’asilo. La bidella sostiene comunque che certi ammonimenti possano essere stati ingigantiti o fraintesi: “È successo che ai bambini che non dormivano nel pomeriggio dicesse ‘ti porto nella camera buia’, ma non esiste nessuna camera buia e non mi risulta che nessuno sia mai stato chiuso nello sgabuzzino”. Allo stesso modo, la testimone ha garantito di non aver mai assistito a veri abusi fisici: “Alzava la voce ma non le ho mai visto mettere le mani addosso ai bambini”. Sarebbero confermati, invece, gli episodi riguardanti lo scolaro costretto dalla maestra ad annusare le sue mutande e quello del piccolo a cui era stato morso un dito dopo che lui aveva fatto altrettanto con un compagno: “A chi non era abbastanza abile nelle attività diceva cose come ‘non sei capace a fare niente’, ‘non hai cervello’ o ‘sei da asilo nido’. Da quando è andata via i bambini sono più sereni”.
 
Il prossimo 22 marzo saranno ascoltati altri due testi del pubblico ministero, mentre dall’udienza successiva sarà il turno delle mamme.

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