MONDOVÌ - Mattoni contro le auto e botte a un vigile: condannato un richiedente asilo, ma non sarà espulso

L’ivoriano si era scagliato contro due veicoli della coop che lo aveva ospitato a Mondovì. Il pm: “Soggetto problematico e pericoloso, non può restare in Italia”

a.c. 05/12/2023 17:30

Ha subito una condanna - a pena sospesa - per danneggiamento e resistenza aggravata a pubblico ufficiale, ma non verrà espulso dal territorio nazionale. Lo ha deciso il giudice Giovanni Mocci nella sentenza a carico di M.B., richiedente asilo ivoriano, oggi irreperibile.
 
All’epoca dei fatti per cui è finito a processo, nel giugno 2021, l’uomo aveva lasciato da alcuni mesi una cooperativa che lo aveva ospitato a Mondovì. Proprio contro di loro si era scagliato prendendo a mattonate due veicoli di proprietà dell’associazione Alpi del Mare, nel parcheggio di piazza Ellero: “Era stato nostro ospite per tre o quattro anni, - ha ricordato un dipendente - prima di essere accolto in uno Sprar per l’inserimento lavorativo. Non c’erano mai state grosse problematiche con lui e non c’era motivo che desse in escandescenze perché era già in regola, oltretutto aveva un posto di lavoro e un’abitazione”.
 
Dalle finestre del comando, i vigili urbani di Mondovì lo avevano visto scagliarsi contro le due auto in sosta, una Ford S-Max e una Mercedes, rompendo il parabrezza, il lunotto posteriore e gli specchietti retrovisori. Era mattina e alcuni passanti si erano messi a urlare, vedendo quanto stava accadendo. Gli agenti della Polizia Locale lo avevano subito intercettato e invitato a fermarsi, ma lui aveva proseguito a piedi allontanandosi. Solo nei pressi dei giardini di via della Cornice, ha riferito il vicecomandante Enrico Accamo, si era riusciti a raggiungerlo: si è scagliato contro di me, tirandomi un pugno e colpendomi sulla spalla sinistra”. Invano altri due vigili avevano cercato di bloccarlo: “Lui si è dimenato ed è riuscito a liberarsi, poi si è seduto su una panchina. Si è un po’ tranquillizzato solo alla vista dei carabinieri e dell’ambulanza del 118”. In seguito l’ivoriano era stato trasportato in ospedale. Le ragioni del suo malanimo nei confronti della Alpi del Mare sono rimaste ignote: “Da subito proferiva parole senza senso, dicendo che ‘gli è stata rubata l’anima, poi si è capito che era una questione legata al suo rapporto con l’associazione”.
 
“È un soggetto problematico e pericoloso, lo dicono i testimoni e i numerosi certificati che, pur non identificando una patologia rilevante, lo segnalano come affetto da visioni” ha fatto presente il pubblico ministero Alessandro Borgotallo. Per lui la Procura aveva chiesto la condanna a quindici mesi di reclusione, sostituiti dall’espulsione dall’Italia: “Mai come in questo caso - ha sostenuto il magistrato - non vi è un elemento che possa giustificare la presenza di questa persona sul territorio dello Stato, al contrario c’è rischio concreto che possa dare adito a vicende analoghe”. La circostanza che oggi sia irreperibile, ha aggiunto, “non lascia dormire sonni particolarmente tranquilli in relazione al suo vissuto”. Da parte della difesa, rappresentata dall’avvocato Romina Giraudo, è stato chiesto di considerare le condizioni cliniche dell’imputato al momento dei fatti.
 
Il giudice lo ha condannato infine alla pena di sei mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale.

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