VIOLA - Minacce con il coltello, condannato un 74enne di Viola

L’anziano aveva “preso di mira” due sconosciuti, in periodo di lockdown: “Li ho visti maltrattare un bambino, mi ha mandato in bestia”

a.c. 14/02/2022 17:00

Il periodo era quello del primo lockdown nella primavera 2020. Tuttavia, giura l’accusato, la diffidenza nei confronti di chi in quei giorni circolava “senza motivo” non c’entra con ciò che l’ha fatto finire a processo, accusato di minaccia aggravata e violenza privata.
 
Il protagonista della vicenda è un 74enne, P.A., originario di Casale Monferrato ma residente a Viola. Quel mattino, ha spiegato al giudice, stava pulendo un bastone con un coltello sulla soglia della sua abitazione. Finché la sua attenzione non era stata richiamata dalla presenza di una donna con un bambino, intenta a parlare con uno sconosciuto a bordo di un’auto: “A lui ho chiesto solo di abbassare il volume dell’autoradio. Quanto alla donna, ho visto che scuoteva il bimbo come se fosse una bambola e mi sono avvicinato per chiederle di smetterla. Mi ha mandato in bestia vedere come lo stava trattando”. L’anziano ha detto di aver portato con sé il coltello “perché non si fidava a lasciarlo incustodito”, senza però minacciare in alcun modo i due sconosciuti: “Lo tenevo con due dita, mantenendo il braccio disteso”.
 
Tanto era bastato comunque per allarmare prima l’uomo e poi la donna: “Lui ha notato che avevo il coltello in mano e ha gridato, poi si è girato ed è andato via. Non ho visto invece cosa facesse la signora”. “Ero in giardino con mio marito e mio figlio, quando ho visto arrivare l’auto di un amico di un nostro amico che abita poco lontano” ha spiegato lei: “Ne ho approfittato per scendere in strada e salutare, poi ho visto sopraggiungere un signore mai visto prima con un bastone in mano. Inveiva e lo agitava contro di noi. Quando il mio amico si è avvicinato per chiedergli cosa volesse l’ho sentito esclamare ‘ha un coltello’: in effetti ho constatato che lo portava con sé, tenendolo dietro alla schiena”.
 
Oltre alla minaccia, all’imputato era contestata anche la violenza privata in riferimento a un episodio avvenuto il giorno successivo. In quell’occasione, ritrovando in auto lo stesso uomo con cui aveva avuto il diverbio precedente, P.A. lo avrebbe bloccato minacciando di querelarlo: “L’ho incrociato in una strettoia e gli ho solo detto che lo avrei denunciato a mia volta” si è giustificato il 74enne. La denuncia in realtà non era stata presentata dalla presunta vittima della minaccia ma dai carabinieri, i quali hanno proceduto d’ufficio.
 
Per entrambi i capi d’accusa il pubblico ministero Anna Maria Clemente aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione: “L’imputato è stato identificato e riconosciuto senza ombra di dubbio dalle parti offese, entrambe spaventate per quanto era accaduto. Lui stesso ha ammesso di aver portato con sé il coltello, per il resto ha fornito giustificazioni fantasiose riguardo al proprio operato”. L’avvocato Mauro Mantelli, al contrario, ha ritenuto valide le motivazioni dell’imputato, compresa quella che lo ha indotto a portare con sé l’arma: “Non poteva lasciare un coltello incustodito, ma non aveva intenzione di mostrarlo. Tuttalpiù gli si sarebbe potuto contestare il porto d’arma, non la minaccia”. Il giudice ha infine condannato P.A. a due mesi di carcere per questa sola imputazione, assolvendolo invece quanto all’ipotesi di violenza privata. Una sentenza che il difensore ha accolto con favore: “Tenuto conto che il reato più grave era la violenza privata è una pena mite. Presenterò comunque appello perché assolutamente convinto delle conclusioni, in assenza di querela mancavano le condizioni di procedibilità per la minaccia”.

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