MONDOVÌ - Mondo Acqua, primi testimoni nel processo sul presunto giro di appalti truccati

Secondo il presidente Piercarlo Pellegrino l’azienda era sull’orlo del fallimento. Alla sbarra il suo predecessore Gino Ghiazza, denunciato nel 2021

Andrea Cascioli 01/03/2024 20:20

Ha parlato per quasi due ore, rispondendo alle domande del pm e degli avvocati, il presidente di Mondo Acqua Piercarlo Pellegrino, artefice della denuncia da cui è scaturito il processo contro il suo predecessore, Gino Ghiazza, e altri quattro imputati.
 
Turbativa d’asta, falso in atto pubblico e falso ideologico sono i reati contestati. Sotto la lente degli investigatori tre gare d’appalto, bandite dalla società tra il 2016 e il 2018: Ghiazza, all’epoca al vertice dell’azienda partecipata, le avrebbe pilotate per ottenerne l’assegnazione ad imprese “amiche”. Dall’inchiesta è uscita con un patteggiamento l’ingegner Chiara Mirto, la dipendente di Mondo Acqua le cui rivelazioni hanno portato al rinvio a giudizio degli altri indagati. La professionista ha ammesso di aver contraffatto i verbali, perché sottoposta a forti sollecitazioni in tal senso da Ghiazza. Prima di lei aveva parlato un’impiegata, raccontando a Pellegrino di aver rinvenuto un verbale di gara a sua firma: una firma che lei non ha mai apposto, come ha ripetuto anche stamani di fronte al giudice.
 
L’architetto Pellegrino, monregalese, ex candidato della lista Civicittà a sostegno di Paolo Adriano nelle elezioni del 2017, era arrivato nel luglio 2018 al vertice dell’azienda che gestisce il servizio idrico integrato e la depurazione a Mondovì e in altri otto comuni. Adriano lo aveva voluto in sostituzione di Ghiazza, nominato dalla precedente giunta di centrodestra: al suo arrivo, ha spiegato, Mondo Acqua era vicina al tracollo. C’erano oltre 900mila euro di debiti con il Comune di Mondovì e un’esposizione verso l’ATO per altri 860mila, al punto che l’allora presidente e il suo vice Emanuele Piazza si erano chiesti se fosse il caso di portare i libri in tribunale. Questo, ha precisato su domanda dei difensori di Ghiazza, sebbene gli esercizi precedenti si fossero chiusi in positivo e risultassero anche crediti verso i clienti, per oltre 3 milioni: “In questo momento si sono molto ridotti” ha aggiunto il presidente.
 
Pellegrino dice di aver notato anche un altro aspetto, il clima “poco amichevole” in azienda. Attribuito al carattere “intimidatorio” del vecchio presidente: frasi come “lei è con me o contro di me”, provvedimenti disciplinari contro i dipendenti, in generale “un atteggiamento fortemente dirigistico e poco incline al confronto”. La Mirto aveva parlato per prima di gare “trattate con superficialità”, ma restando sul vago. Accuse circostanziate sarebbero arrivate, nel 2020, da un’altra impiegata: “Cercando i giustificativi di alcune fatture mi sono imbattuta in un verbale, relativo a una gara a cui ero sicura di non aver mai presenziato, con la mia firma. Ho capito la gravità della cosa e l’ho fotocopiato, poi ne ho parlato col presidente. Il contratto riguardava la S.Info, per la gestione informatica di Mondo Acqua”. La dipendente ha ricordato invece di aver presenziato all’apertura delle buste in occasione di un’altra gara, per l’assegnazione dei servizi di lettura dei contatori. Si tratta di un altro degli appalti finiti nel mirino della Procura: in quell’occasione, ha detto, erano presenti la Mirto e altri colleghi, ma non le pare ci fosse Ghiazza.
 
La ricostruzione dei testimoni si è soffermata sui tempi, con qualche incertezza. Sono trascorsi infatti vari mesi prima che l’impiegata mettesse il nuovo presidente al corrente di quella clamorosa scoperta, e altri ancora per arrivare alla denuncia. Nel frattempo, però, l’azienda aveva incaricato un avvocato di indagare sulla faccenda e anche le fiamme gialle si erano mosse, sequestrando la documentazione. Un giallo nel giallo riguarda la scoperta di verbali in bianco, al posto di quelli falsificati: in aula Pellegrino ha prima ammesso e poi negato che la decisione sia stata presa di comune accordo con un consulente legale dell’azienda. “Sosteneva fosse meno grave l’omissione che la falsificazione” ha spiegato.
 
Il giudice ha poi ascoltato il tecnico che aveva seguito i servizi informatici di Mondo Acqua, dalla fondazione al subentro di S.Info. Era stato lui a “istruire” gli addetti dell’azienda vincitrice dell’appalto: “Non mi hanno mai detto di non conoscere il funzionamento dell’acquedotto, ma era evidente”. L’informatico ha ammesso di non ricordare se i suoi incontri con S.Info fossero avvenuti addirittura prima della formale aggiudicazione della gara. In ogni caso, Ghiazza gli avrebbe fatto presente che il suo software per la gestione contabile era “artigianale” e andava sostituito.
 
Al 28 maggio è fissata la prossima udienza: sarà dedicata all’audizione del luogotenente della Guardia di Finanza che eseguì i primi accertamenti.

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