MONTEZEMOLO - Montezemolo, un vicino condannato per il furto in casa di una 90enne

L’uomo era finito a processo insieme alla moglie, dopo il ritrovamento di un orologio a cipolla che si riteneva essere stato sottratto dalla cassaforte dell’anziana

a.c. 31/01/2020 19:00

 
Si è chiuso con una condanna e un’assoluzione il processo a una coppia di coniugi residenti a Montezemolo per un furto in casa della vicina, una signora di origini savonesi nata nel 1929. Lei, F.A., è stata assolta per non aver commesso il fatto. Lui, F.V., condannato a un anno e otto mesi più 800 euro di multa.
 
La signora, che vive insieme a un figlio con disabilità psichica, aveva trovato la piccola cassaforte di casa scassinata il mattino successivo al funerale del marito, nel 2016. I ladri dovevano aver agito nella notte o il giorno prima, approfittando dell’assenza di tutti. La saldatura della cassaforte era stata strappata, come se qualcuno avesse provato a scardinarla. Pur non riuscendoci del tutto, il malintenzionato l’aveva aperta quel tanto che bastava per afferrare ciò che si trovava all’interno. Nel fare questo però si era ferito, perché nella cassaforte erano visibili macchie di sangue. Sono state proprio quelle tracce ematiche, insieme al ritrovamento di un particolare orologio a cipolla, a ‘incastrare’ il vicino.
 
Il nipote della derubata infatti aveva riconosciuto quell’oggetto, sequestrato in casa di F.V. e mostratogli dai Carabinieri di Ceva: “Era un dono dello zio per il venticinquesimo anniversario di matrimonio. L’ho riconosciuto perché ha una catenina in argento, di forma particolare”. Ad indirizzare i sospetti della Procura sull’uomo anche il fatto che quest’ultimo presentasse ferite alle mani.
 
In sede di esame, la moglie e coimputata F.A. ha negato ogni coinvolgimento, sostenendo che l’orologio fosse un ricordo di famiglia (“il mio compagno lo possedeva già quando ci siamo conosciuti, dieci anni fa”) e che le ferite si dovessero al tentativo del marito di aggiustare un guasto della loro auto. A tutta prima, d’altronde, nessuno aveva sospettato di quei vicini con cui l’anziana vittima del furto era in rapporti tanto cordiali da fare affidamento su di loro sia per la spesa giornaliera che per l’assistenza al figlio e al marito, quando quest’ultimo era ancora in vita.
 
Sia per F.V. - già gravato da una condanna per un furto di energia - che per la moglie il pm Alessandro Bombardiere aveva chiesto la pena di due anni. L’avvocato dei coniugi, Cristina Poggio, ha invece affermato la non colpevolezza dei suoi assistiti sottolineando in particolare che “le escoriazioni sulle mani di F.V. erano più vecchie, ma poiché lui è diabetico i tempi di guarigione sono più lenti”.
 
Il giudice Marco Toscano ha infine riconosciuto la colpevolezza del solo F.V. per uno dei tre capi d’imputazione contestato, assolvendolo per gli altri due.

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