VICOFORTE - Omicidio stradale di Viviane Babando, il perito afferma: “L’auto andava a più di 70 km/h”

L’investimento avvenne a Vicoforte la sera del 21 settembre 2018. A processo un 24enne marocchino residente a Mondovì: era positivo agli stupefacenti

a.c. 02/03/2021 17:38

 
È il momento delle perizie nel processo per l’omicidio stradale di Viviane Babando, investita da un’auto a Vicoforte la sera del 21 settembre 2018.
 
La 68enne docente di francese, molto conosciuta nel Monregalese anche come artista della ceramica, stava per rincasare dopo una serata in pizzeria con la figlia. Mentre si accingeva ad attraversare la Statale 28 per raggiungere il parcheggio era stata travolta dalla Opel Astra nera guidata da H.Z., cittadino marocchino residente a Mondovì e all’epoca 24enne. Inutili i soccorsi prestati nell’immediatezza dal medico ed ex campione di Masterchef Federico Ferrero che si trovava nello stesso ristorante, il Rio della Plata. Pochi metri dopo l’investimento l’auto di H.Z. era finita fuori strada e sia lui che il passeggero a bordo erano stati feriti in modo lieve. Dai successivi accertamenti era emerso che il conducente era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
 
Dai carabinieri intervenuti non sono giunte indicazioni certe riguardo alla velocità presunta del veicolo, in un tratto di rettilineo dove vige il limite urbano dei 50 km/h. Il luogotenente Alessandro Briozzo, comandante del NORM di Mondovì, ha riferito di aver visto il contagiri bloccato a 1800 giri al minuto e il tachimetro sui 110 km/h durante il sopralluogo del mezzo incidentato. Ad H.Z., già soggetto al ritiro della patente a seguito di un incidente nel 2016, era stata comunque comminata una multa e ritirata la patente per eccesso di velocità. Per il consulente della Procura, ingegner Marco Sartini, è certo che la Opel Astra procedesse a velocità non inferiore ai 70 km/h. Supponendo che i fari dell’auto fossero accesi, ha aggiunto, il guidatore avrebbe avuto tempo sufficiente per notare il pedone e arrestarsi anche se fosse stato entro i 90 km/h: “Aveva di sicuro una buona visibilità, se non è riuscito a evitare il pedone significa che qualcosa lo ha disorientato in quel momento”.
 
Altra questione dirimente nel processo è l’eventualità che l’imputato o la vittima potessero essere stati distratti dal telefonino. Il carabiniere Briozzo ha smentito da parte sua entrambe le eventualità, almeno in base ai tabulati: l’ultima chiamata della signora Babando risaliva a un’ora prima e in base all’sms di accredito del pagamento si è potuta stabilire con buona approssimazione anche l’ora esatta dell’incidente. Sul cellulare di H.Z. risultava una chiamata in entrata per una trentina di secondi, risalente però ad alcuni minuti prima dell’orario presunto della tragedia.
 
Circa le condizioni ambientali del luogo del sinistro avrebbe dovuto deporre anche l’ex comandante della Polizia Stradale di Mondovì Angelo Di Palma, prematuramente scomparso nella notte di sabato 27 febbraio a causa del Covid. I video da lui realizzati verranno acquisiti agli atti del processo.
 
La prossima udienza è in calendario il 4 maggio per sentire gli ultimi testi di accusa e parte civile.

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