MAGLIANO ALPI - Operazione Pater Familias, nove arresti per sgominare la banda di ladri di Magliano Alpi

I carabinieri hanno individuato cinquanta furti tra la Granda e il Sud Piemonte. Contestata l’associazione a delinquere: “Autentici professionisti del crimine”

Andrea Cascioli 27/07/2023 11:57

Nove misure cautelari per una cinquantina di furti commessi tra il Cuneese, l’Alessandrino e l’Astigiano. È il frutto dell’operazione “Pater Familias” dei Carabinieri di Cuneo, coordinata dalla Procura di Asti, che ha consentito di sgominare una banda di ladri professionisti, tutti italiani di etnia sinti più un cubano, ai quali è contestata l’associazione a delinquere. Cinque indagati sono finiti in carcere, tre ai domiciliari, a un altro è stato imposto l’obbligo di dimora. Il bottino è stimato in circa 200mila euro solo per i 32 colpi contestati nell’ordinanza, ma ce ne sono un’altra ventina - commessi nell’ultimo mese di attività del sodalizio - che gli inquirenti ritengono di poter ricondurre alla stessa banda.
 
Autentici professionisti del crimine, testimonia il procuratore di Asti Biagio Mazzeo: lo si capisce per esempio dal fatto che lasciassero a casa i cellulari, servendosi invece di ricetrasmittenti e sistemi di comunicazione occultati nel bavero della giacca, perché consapevoli che alcuni antifurti avrebbero potuto registrarne la voce. Gli indagati effettuavano sistematiche bonifiche delle due autovetture sportive utilizzate per i colpi, allo scopo di rimuovere eventuali microspie. Non solo: alle auto venivano applicate targhe clonate adesive, indistinguibili da quelle autentiche, e una pellicola in grado di fare assumere al veicolo una colorazione cangiante. È la cosiddetta tecnica del wrapping: “La pellicola era di un colore verde militare che sotto l’occhio delle telecamere private, o di eventuali vicini, poteva apparire una volta nero, un’altra volta grigio o di altra tonalità” spiega il capitano Matteo Ettore Grasso, comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Cuneo.
 
Il “pater familias” del clan è il pregiudicato Cristiano Audisio, classe 1980, residente a Magliano Alpi: era lui - aiutato dal figlio 23enne Luigi Mischa - a programmare tutti i colpi e a guidare le “batterie”, composte da tre persone per volta (altri erano deputati solo all’intestazione fittizia delle auto o alla bonifica ambientale). La sua influenza ha continuato ad estendersi sulla banda perfino nel periodo in cui era già sottoposto a una misura cautelare. L’indagine è partita l’8 dicembre dello scorso anno individuando un’auto e uno dei sospetti, dopo tre furti messi a segno a Cherasco: da lì è incominciata un’attività investigativa fatta perlopiù di pedinamenti e controlli sul territorio. Un lavoro “da carabinieri vecchia maniera”, per dirla con le parole del tenente colonnello Angelo Gerardi, comandante del Reparto Operativo provinciale dei Carabinieri. I sospettati infatti erano attentissimi a non fornire alcuna indicazione al telefono e a mettere in atto accorgimenti particolari per evitare i pedinamenti, ad esempio circolando più volte in una rotonda o infilando all’improvviso strade poderali dove era impossibile seguirli.
 
“Ci ha stupito - racconta Gerardi - anche la capacità di individuare le case vuote: non c’è mai stato un furto degenerato in rapina. Non abbiamo ancora capito come potessero mappare le abitazioni”. Oltre a ben 187 targhe fasulle e alle due Audi, intestate a prestanome, durante le perquisizioni e gli arresti eseguiti da un’ottantina di carabinieri sono stati recuperati arnesi da scasso, strumenti per la bonifica dalle microspie, lampeggianti e una paletta fasulla con lo stemma della polizia locale, più un buon quantitativo di gioielli e numerosi orologi di pregio: sono ritenuti provento di furto anche i 45mila euro in contanti e le sedici bottiglie di champagne ritrovate in casa del “pater familias”. “Purtroppo dobbiamo ammettere che il crimine paga” confida il procuratore Mazzeo, alla luce delle risultanze sullo stile di vita decisamente sfarzoso che gli indagati conducevano.
 
I furti in provincia sono stati commessi nei comuni di Cavallerleone, Ceresole d’Alba, Cherasco, Racconigi, Roccabruna, Scarnafigi, più altri - inseriti nella seconda tranche dell’ordinanza - a Borgo San Dalmazzo. Questo l’elenco delle persone a cui viene contestata l’associazione a delinquere: Audisio Cristiano, 43 anni, residente a Magliano Alpi; Audisio Luigi Mischa, 23 anni, domiciliato a Carrù; Sacco Carlo, 42 anni, residente a Mondovì; Puliga Francesco, 22 anni, residente a Magliano Alpi; Ferrua Federico, 27 anni, residente a Vicoforte; Diaz Diaz Vladimir, cittadino cubano di 33 anni, in Italia senza fissa dimora; Carnazza Antonino, 41 anni, residente a Mondovì; De Colombi Devis, 47 anni, domiciliato presso il campo nomadi di Alba; Cartello Noemi, 40 anni, domiciliata presso il campo nomadi di Alba.

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