MONDOVÌ - ‘Resterà sfigurato il bimbo investito dall’auto della vicina’

L’incidente avvenne in un comune del Monregalese, sulla rampa di un garage. La vittima aveva appena due anni: secondo il medico, i danni estetici sono permanenti

a.c. 20/02/2020 21:50

 
“Ho sentito mio marito urlare di chiamare i soccorsi e sono corsa fuori: era tutto sporco di sangue. Mio figlio era in braccio a lui”: è l’incubo di ogni genitore, materializzatosi all’improvviso in un pomeriggio d’estate del 2017 per una coppia residente in un comune del Monregalese.
 
La famiglia, genitori poco più che trentenni e due bimbi piccoli, tornava in auto da una gita di Ferragosto. Arrivati a casa, la mamma si avvia con il figlio minore verso l’abitazione, il papà va in garage a prendere alcune cose. Un attimo di distrazione è fatale: “Mio figlio era qualche passo dietro di me, pochi secondi dopo aver sentito l’auto della vicina arrivare ho udito un rumore, come se la carrozzeria avesse strisciato contro qualcosa”. Il piccolo ha dovuto affrontare in seguito un lungo ricovero all’ospedale di Mondovì e poi al Regina Margherita di Torino, subendo ripetuti interventi di chirurgia ricostruttiva.
 
Il dottor Paolo Ricchiardi dell’Inail, che lo ha visitato lo scorso anno, osserva che “residuano gravissimi esiti estetici al volto”. Sono state riscontrate ampie ferite sulla parte sinistra del viso, con una frattura dell’orbita che per fortuna non ha dato conseguenze funzionali all’occhio, e lesioni all’arto superiore sinistro: “Il danno, stante l’età del bimbo, ha un valore orientativo perché andrà valutato con l’accrescimento tanto dal punto di vista degli esiti cicatriziali che sotto il profilo psicologico”. Gli sfregi, tuttavia, sono permanenti.
 
Alla guida della Toyota Yaris che ha investito il piccolo quel giorno c’era una vicina sessantenne. L’avvocato che la difende, Alessandro Viglione, sostiene sulla scorta delle perizie di parte che il bambino poteva essere sdraiato a terra al momento dell’urto e quindi non visibile a chi guidava nel tratto in pendenza: “Un urto in posizione eretta è incompatibile con le lesioni riscontrate. Se fosse stato in piedi avrebbe subito danni alle gambe e al bacino, anche a bassa velocità” ha argomentato il consulente tecnico. Un’ipotesi che tuttavia, secondo il perito assicurativo, non avrebbe limitato in modo significativo la visibilità della guidatrice: “Il piano stradale in quel punto è visibile fino a una ventina di metri, anche se il bambino fosse stato in terra o seduto. Aiutava inoltre il fatto che fosse vestito in modo sgargiante”.
 
La famiglia, assistita dall’avvocato Paolo Adriano, si è costituita parte civile nel procedimento per lesioni stradali gravi. C’è già stato un riconoscimento iniziale dei danni ma il discorso risarcitorio è tuttora aperto. Per quanto riguarda il risvolto penale della vicenda, il giudice si esprimerà il prossimo 30 aprile.

Notizie interessanti:

Vedi altro