MONDOVÌ - Rissa a bottigliate in una sala slot di Mondovì, assolto un pregiudicato

Il marocchino era stato condannato la settimana scorsa per un tentato furto risalente allo stesso 2018

a.c. 01/12/2020 18:54

 
Si è chiuso con un’assoluzione il processo a carico di B.Z., cittadino marocchino residente a Mondovì, chiamato a rispondere del reato di lesioni a seguito di una rissa avvenuta nel marzo 2018.
 
L’uomo è pregiudicato per reati contro il patrimonio e solo la settimana scorsa era stato condannato - dallo stesso giudice che oggi l’ha assolto - a un anno di carcere per tentato furto. I fatti per cui è finito di nuovo a processo risalgono a pochi mesi prima di quell’episodio e riguardano una rissa avvenuta in una sala slot di via Beccaria, sempre nella città del Belvedere.
 
A denunciarlo in quell’occasione erano stati i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile, intervenuti dopo aver visto alcune persone fuggire spaventate dal locale mentre erano impegnati in un servizio di pattuglia. Da uno dei presenti i militari avevano appreso che era in corso una rissa tra due uomini. Dopo essere entrati, in effetti, notavano i due ancora intenti a lanciarsi reciprocamente bottiglie di birra in vetro. Una volta placati gli animi i carabinieri avevano provveduto a identificare B.Z. e M.B., un suo connazionale.
 
Grazie alle immagini registrate della telecamera interna, le forze dell’ordine avevano potuto ricostruire con esattezza la genesi del diverbio: dopo una conversazione all’apparenza poco amichevole era stato proprio B.Z. a dare il via alla rissa, afferrando una bottiglia di birra da un tavolino e gettandola in faccia all’altro avventore. Ne era nata una colluttazione nel corso della quale M.B. aveva risposto con analoghi lanci di oggetti. Entrambi i litiganti avevano poi fatto ricorso alle cure mediche del 118, rifiutando però il trasporto in Pronto soccorso ed evitando di sporgere denuncia.
 
Proprio sull’assenza della querela si è concentrata l’arringa dell’avvocato Giulia Dadone, che ha chiesto una sentenza di non doversi procedere. Il pubblico ministero Luigi Dentis aveva invece domandato per l’imputato la condanna a nove mesi di reclusione.

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