CARRU' - Rubò la spesa al supermercato, scampa alla condanna: “Ha già risarcito”

Nonostante la modesta entità del furto e l’avvenuto risarcimento, l’accusa aveva chiesto sette mesi di reclusione per l’imputata: “Commette furti dal 1975”

a.c. 23/02/2022 17:16

La denuncia c’era, come pure la testimonianza dell’addetto alla sicurezza del supermercato che l’aveva colta “in flagrante”. Sembrava mancare solo una condanna a carico di I.M., cittadina italiana, finita a processo dopo essere stata sorpresa a rubare all’In’s di Carrù, nell’ottobre del 2019.
 
“La merce era stata occultata nella sua borsa, stava ormai superando le casse senza aver pagato” ha raccontato la guardia in servizio nel punto vendita di via Langhe. Lui stesso aveva provveduto a fermare la donna, in attesa delle forze dell’ordine. Per tutto il tempo, comunque, la persona si era dimostrata collaborativa. All’interno della borsa, una serie di prodotti alimentari: formaggio Grana Padano, gorgonzola, pancetta, una bottiglia d’olio, salsiccia fresca, salame, spiedini e un vasetto con una pianta di prezzemolo.
 
La “spesa clandestina” ammontava ad appena cinquanta euro. L’In’s ne ha in seguito ricevuti duecento dall’imputata, a titolo di risarcimento. Ciononostante, la direzione ha rifiutato di ritirare la querela, giustificandosi con l’adesione a una precisa policy aziendale adottata nei casi analoghi. L’istruttoria si era così conclusa con una richiesta di condanna da parte della Procura: sette mesi di carcere e 400 euro di multa, più l’applicazione della libertà controllata e la dichiarazione di delinquenza abituale.
 
A giustificare la richiesta, malgrado la lieve entità del furto, i numerosissimi precedenti dell’imputata: “Parliamo di un soggetto che ha commesso il primo furto nell’anno 1975 e che si trova oggi a definire l’ennesimo episodio, avendo alle spalle sette pagine di casellario” ha spiegato il procuratore Alessandro Borgotallo. Il giudice Anna Gilli, tuttavia, si è dimostrata di diverso parere. Pur in assenza di una remissione di querela, nei confronti dell’imputata è stata pronunciata sentenza di non doversi procedere per intervenuta estinzione del reato, a seguito della condotta riparatoria. Il prezzo è giusto, almeno per il tribunale.

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