DOGLIANI - Ruppe la gamba a un uomo in discoteca, condannato un ventenne di Dogliani

Nei bagni del Sottoaceto di Mondovì era andato in scena il pestaggio ai danni di un 35enne. L’imputato aveva attribuito la colpa a “un gruppo di albanesi”

a.c. 27/04/2021 11:00

 
Doveva rispondere di una violenta aggressione ai danni di un 35enne di Mondovì il ventenne doglianese C.B., titolare di un autolavaggio, condannato per lesioni aggravate dal tribunale di Cuneo.
 
A riconoscerlo era stata stessa vittima del pestaggio, consumato nell’antibagno della discoteca Sottoaceto la notte del 1 novembre 2018. L’uomo aveva accompagnato la sua fidanzata fino all’ingresso della toilette. Qui la coppia si sarebbe imbattuta in un gruppo di quattro o cinque giovani che stazionavano di fronte alla porta: “Erano in stato di alterazione e stavano spingendo le persone presenti. Io stesso ho ricevuto una spinta da qualcuno, mentre all’indirizzo della mia compagna erano partite imprecazioni che non ho potuto udire. Quando mi sono avvicinato per chiedere spiegazioni C.B. mi ha aggredito”.
 
Accortosi del parapiglia, uno dei buttafuori aveva portato via C.B. e un suo amico, minorenne all’epoca dei fatti, allontanandoli entrambi dal locale. L’aggredito invece era stato soccorso dalla fidanzata e più tardi dal 118 che gli aveva diagnosticato la frattura di tibia e perone: in seguito avrebbe affrontato un intervento chirurgico e due mesi di prognosi. Sul riconoscimento di C.B. come presunto aggressore avevano concordato anche la fidanzata del 35enne e i buttafuori del Sottoaceto. Lui, dal canto suo, affermava di essere stato spintonato per primo e trascinato fuori dalla security prima di potersi spiegare: il pestaggio sarebbe stato opera di un gruppo di albanesi, intervenuti a dargli manforte perché convinti di aiutare un connazionale. La stessa versione è stata confermata dal coimputato del doglianese, dagli amici presenti con loro e da un conoscente che affermava di averlo incontrato quella sera.
 
Proprio quest’ultima deposizione è stata ritenuta dirimente dal difensore di C.B., avvocato Elena Delfino: “Una testimonianza fondamentale perché viene da una persona estranea ai fatti, sebbene conoscesse di vista l’imputato. Il teste ha detto di aver visto C.B. cadere insieme all’altro uomo dopo essere stato spinto e ha confermato che quest’ultimo era poi stato picchiato da un gruppo di albanesi”. Una versione del tutto inattendibile, tuttavia, secondo la pubblica accusa e la parte civile, rappresentata dall’avvocato Manuela Luciano: “La difesa sostiene che il pestaggio sia opera di fantomatici albanesi, ma perché allora la persona offesa, la sua compagna e i buttafuori avrebbero indicato l’imputato?” ha domandato il pubblico ministero Gianluigi Datta, ricordando che “tra i due protagonisti della vicenda non c’erano rapporti precedenti né motivi di ostilità che giustifichino una falsa accusa”.
 
Per C.B. la Procura aveva chiesto la condanna a otto mesi di reclusione. La pena finale comminata dal giudice Emanuela Dufour ammonta a nove mesi con il beneficio della sospensione condizionale, oltre al riconoscimento dei danni da liquidare in sede civile.

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