VIOLA - Un 38enne morì nel Bike Park di Viola: “Quella pista non avrebbe dovuto esserci”

Secondo i carabinieri il percorso non era stato sanato. Per la morte di Andrea Pastor, pompiere e padre di due figli, è a giudizio il gestore dell’impianto sportivo

Andrea Cascioli 15/01/2024 18:25

Non è solo questione di capire se il tracciato fosse stato messo in sicurezza per le mountain bikes, in particolare se lo fosse il salto su cui morì il 38enne Andrea Pastor, vigile del fuoco di Pigna (Imperia), marito e papà di due bambini. Il punto, sostiene il comandante dei carabinieri di Mombasiglio, è che il 38enne ligure “è deceduto su un percorso che non avrebbe dovuto esserci”.
 
Si parla della pista “Saltimbanco” all’interno del Bike Park di Viola St. Gréé, lungo il percorso di downhill che attira ogni fine settimana decine di riders esperti. Anche Pastor era uno sportivo molto allenato, sebbene per lui fosse solo la seconda volta in un impianto di quel tipo: preferiva percorrere le discese naturali dell’entroterra imperiese, spiega la moglie. “Quel giorno ci è andato per fare contenti gli amici”, aggiunge: era il 3 ottobre del 2021, una domenica. Il mountain biker aveva voluto cimentarsi su tutte le piste, compresa la più difficile, la “Saltimbanco”. Di fianco, su una pista parallela, c’era un altro ciclista, uno dei cinque amici arrivati in comitiva dall’Imperiese: “Ha sbattuto all’altezza del petto sul bordo della seconda rampa, quella di atterraggio. Io l’ho visto succedere ma non ho sentito nulla. Poco dopo mi sono fermato e sono tornato indietro”. Nemmeno l’immediato intervento di un’infermiera di passaggio era servito a salvargli la vita. Dopo il massaggio cardiaco, praticato sia da lei che dai soccorritori del 118, non era rimasto altro che dichiarare il decesso del 38enne.
 
Il maresciallo capo Rocco Gallo, arrivato dalla stazione di Mombasiglio subito dopo i colleghi di Ceva, eseguì i rilievi alcuni giorni dopo la tragedia: la rampa, nel frattempo, era stata posta sotto sequestro. All’esito delle indagini il gestore del complesso “Porta della Neve”, F.R., è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo: “Ha specificato come fosse stata costruita la rampa, il problema è che per il downhill non esiste un vero e proprio ‘regolamento’ sui materiali. So però che la pista è stata utilizzata anche per gare di un certo livello”. Presso il comune di Viola, i carabinieri avevano verificato l’esistenza di tutti i cinque percorsi indicati e quali di questi fossero stati soggetti a sanatoria: la “Saltimbanco” non lo era.
 
Per accedere alla pista, ha ricordato il testimone che assistette all’incidente, erano richiesti il casco integrale, le ginocchiere e le gomitiere. C’era anche un regolamento, aggiunge il maresciallo, ma relativo solo ai comportamenti da tenere in pista: “Non è richiesto un patentino, tutto è proporzionato alle capacità del biker. I percorsi vengono classificati per livelli difficoltà, ma è vero che in itinere vi sono ulteriori biforcazioni, dove il biker può scegliere il percorso più confacente alle sue capacità”. Sulle biciclette e l’attrezzatura dei ciclisti gli inquirenti non avevano fatto osservazioni: “Erano materiali tecnici di un certo livello, quindi non si può dire, ad esempio, che la bici fosse scadente o il vestiario non adeguato”.
 
Il giudice ascolterà due consulenti delle parti il prossimo 29 gennaio.

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