MONDOVÌ - Vittima di omissione di soccorso, racconta in tribunale: “Minacciata perché non denunciassi”

La donna, coinvolta in un incidente a Mondovì, era stata lasciata senza assistenza. La “pirata della strada” è stata poi rintracciata e ha ammesso la responsabilità

a.c. 09/05/2023 17:39

In aula ha raccontato di essere stata non solo abbandonata dopo un incidente, ma perfino minacciata da qualcuno perché non denunciasse l’accaduto. Protagonista del triste episodio una sessantenne di origini straniere, alla guida di una delle tre auto rimaste coinvolte in un sinistro nel quartiere Carassone di Mondovì, tra via Silvestrini e via Nuova. L’incidente del 20 maggio 2021 aveva provocato scalpore in città: per giorni si erano susseguiti appelli a eventuali testimoni, con lo scopo di rintracciare la persona che aveva provocato un frontale tra altre due macchine e si era dileguata.
 
I carabinieri erano in effetti arrivati all’identificazione dopo qualche tempo: H.L., operaia di nazionalità marocchina, da lungo tempo residente a Mondovì, deve ora rispondere di omissione di soccorso. In tribunale è comparsa, visibilmente scossa, nella scorsa udienza: “Mi sento in colpa per essere andata via” ha detto in lacrime. Benché assicurata, anche nei giorni successivi era rimasta in silenzio per timore delle possibili conseguenze: “Avevo paura. Non ho pensato di andare dai carabinieri, ma quando si sono presentati a casa ho raccontato tutto”. Altri elementi sono venuti dall’esame del fratello dell’imputata, sopraggiunto pochi minuti dopo l’incidente: “Ho trovato mia sorella in stato di shock, non rispondeva alle mie domande. C’erano due auto bocciate senza nessuno a bordo e diverse persone che parlavano. Mi hanno detto che tutti stavano bene e che i soccorsi stavano arrivando. Allora ho preso l’auto e accompagnato mia sorella a casa”.
 
Una versione che non collima con quella offerta dalle altre due automobiliste, entrambe ferite nell’incidente, e nemmeno con la testimonianza di una passante che per prima si era fermata a prestare assistenza. “Non ho visto chi guidasse l’auto che non si è fermata” ha ammesso la teste sentita oggi, una delle due persone offese. Tuttavia, ha aggiunto, due giovani nordafricani si sarebbero avvicinati mentre lei era ancora bloccata nell’abitacolo: “Uno minacciava la signora che ci aveva soccorse e anche noi, diceva che sua sorella aveva problemi di cuore e che non dovevamo denunciarli. Con loro c’era una ragazza, ma lei non ha detto niente”. Di questa circostanza, di per sé molto grave, non parla però nessuno degli altri presenti. Anche la soccorritrice di cui ha parlato la vittima non sarebbe la stessa persona che il giudice aveva già ascoltato in veste di testimone, ma una donna mai identificata sul posto.
 
“L’incidente mi ha rovinato la vita, sono rimasta senza macchina e ho fatto un anno di riabilitazione. Solo dopo un anno sono riuscita a recuperare qualcosa” ha aggiunto la signora. La discussione è fissata al 14 novembre.

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