SALUZZO - Assolti i due funzionari SIAE accusati di falso e truffa da vari esercenti del Saluzzese

Negozianti e associazioni denunciavano di aver pagato multe “non dovute” all’ente che tutela i diritti d’autore. La replica: “Non siamo sceriffi”

a.c. 13/01/2022 18:06

Non erano “sceriffi di Nottingham” i due funzionari della SIAE saluzzese finiti a processo per truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio dopo un’indagine della Guardia di Finanza. Lo hanno stabilito i giudici di Cuneo mandando assolti con formula ampia il mandatario di zona di Saluzzo, G.M., e M.N., un ex verificatore.
 
Secondo le ricostruzioni accusatorie, confermate in aula da vari esercenti e rappresentanti di associazioni, i due dipendenti dell’ente preposto alla tutela dei diritti d’autore avrebbero travalicato i limiti delle proprie funzioni. In che modo? Per esempio, raccontavano i testimoni, invitando i titolari di negozi, ristoranti o officine meccaniche ad accendere un apparecchio radio spento, per poi multare l’esercizio perché non in regola con i pagamenti alla SIAE. Tale era l’accusa rivolta a M.N., che nel suo ruolo di accertatore era chiamato a battere il territorio alla ricerca di irregolarità. A G.M. invece si contestava - in sostanza - un’“omessa vigilanza” sull’operato del suo collaboratore. Causa di questo eccessivo zelo, sostenevano le fiamme gialle, la volontà di intascare una provvigione sulle multe erogate.
 
Nel corso della lunga istruttoria, relativa a un periodo compreso tra l’ottobre 2015 e il marzo 2016, sono stati ascoltati numerosi testimoni. Tra le deposizioni quella di un carrozziere che si era visto sanzionare mentre la sua attività era ancora chiusa per lavori: “Mi ha multato per via di un’autoradio che avevo appena finito di montare. Gli dissi che non avrei pagato perché non aveva diritto di entrare, in effetti non l’ho fatto”. Un ristoratore ha ricordato di aver ricevuto l’ispezione di G.M. a capodanno e di essersi visto notificare la violazione dalla SIAE un mese dopo: “Credevo si trattasse di un equivoco: si parlava di musica amplificata e luci psichedeliche ma nel mio locale non c’era nulla di tutto questo. Avevo la televisione accesa e un proiettore luminoso piazzato sulla finestra di casa”. Altri ancora riferivano di aver posto un apparecchio radio in un locale non accessibile al pubblico e di essere comunque stati sanzionati. Una persona, titolare di un bed & breakfast, si è poi costituita parte civile nel processo. Altrettanto ha fatto la SIAE, portando a testimoniare proprio un ex responsabile della sede di Saluzzo, che ha escluso la possibilità di considerare lecita un’ammenda erogata mentre la musica non è in diffusione: “Per assurdo un gestore potrebbe dire che tiene la radio spenta proprio perché non ha pagato la SIAE”.
 
Entrambi gli imputati hanno respinto le accuse. M.N., in particolare, ha negato di aver mai indotto qualcuno ad accendere la radio solo per poterlo multare: “Non sono mai entrato nei locali chiusi al pubblico o nei retrobottega, interagivo con chi trovavo sul posto spiegando agli esercenti che avrebbero potuto disdire l’abbonamento se non volevano pagare. Non ero uno sceriffo che sventolava il distintivo della SIAE”. Il mandatario G.M. ha sottolineato che la provvigione “non riguarda la quantità di accessi o di multe, bensì i pagamenti per i diritti d’autore”.
 
Il sostituto procuratore Alberto Braghin aveva domandato per quest’ultimo l’assoluzione da tutti i capi d’accusa. Nei confronti di M.N., invece, era ritenuto sussistente il falso ideologico in riferimento a quattro specifici episodi, con una richiesta di pena pari a un anno e sei mesi: “Se è vero che gli apparecchi erano spenti e nel verbale viene scritto che erano accesi, allora c’è falsità ideologica. E questo fatto è indipendente dall’aver pagato la multa o meno. Poi c’è un caso in cui la radio era accesa ma il cd, oggetto della contravvenzione, era rotto”. Analoghe considerazioni sono state fatte dagli avvocati Davide Paleologo per la SIAE e Francesco Hellman per l’altra parte civile. Quest’ultimo ha sostenuto che M.N. “non si presentò col tesserino della SIAE ma in compagnia della moglie, come padre di un ex allievo della titolare del bed & breakfast che era stata insegnante”.
 
“Che interesse aveva a fare tutto questo se veniva pagato per gli accessi e non per i verbali di multa? Non si è messo in tasca niente di più di quello che gli era dovuto” ha obiettato l’avvocato Fabrizio Bernardi, difensore dell’ex ispettore: “Nessuno - ha aggiunto - ha mai mosso contestazioni dirette a lui, rifiutato di firmare il verbale o presentato esposti e denunce. Le lamentele sono emerse solo dopo le indagini”. L’avvocato Erik Paleni, difensore di G.M., ha rilevato che il mandatario era chiamato a verificare soltanto la correttezza formale dei verbali: “Quando ci sono state lamentele è intervenuto, in alcuni casi correggendo o annullando la multa”.

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