BARGE - Complici di un accoltellamento in un bar: condannati due bargesi

I due, zio e fratello dell’accoltellatore, erano intervenuti durante una rissa. Futili i motivi della lite: “Una questione di sguardi”

a.c. 11/04/2023 19:25

Sono stati condannati entrambi a un anno di reclusione, con pena sospesa, i due complici di un accoltellamento avvenuto nel luglio del 2021 a Barge. All’esterno del bar Angolo 21, dove era in corso una festa, la lite tra un residente del posto e un giovane salernitano era finita nel sangue.
 
Futili i motivi all’origine del gesto: “Si parla di sguardi, hanno influito probabilmente i fumi dell’alcol” ha spiegato nel corso della sua requisitoria il pubblico ministero Alessandro Borgotallo. D.M. e M.G., rispettivamente fratello e zio dell’accoltellatore, sono finiti a processo perché accusati di aver fermato gli amici della vittima che cercavano di separare i due litiganti: “Le pattuglie hanno prelevato D.M. davanti al locale. Nello stesso tempo un’ambulanza era stata fermata presso il distributore dell’Agip: si richiedevano cure per un ragazzo colpito da una coltellata” ha raccontato il maresciallo Niko Luciano, comandante dei carabinieri di Barge. Anche lo zio dei due fratelli, un 65enne, era stato indicato come persona coinvolta nella rissa: “D.M. e M.G. sono ben conosciuti perché già coinvolti in episodi analoghi” ha spiegato il militare.
 
“Sono bulletti, ma non li ho mai visti usare coltelli” ha spiegato uno dei presenti, incredulo rispetto all’accaduto. Gli amici dell’accoltellato però hanno fornito una versione diversa: uno di loro aveva riferito alle forze dell’ordine di aver cercato di frapporsi quando la discussione si era accesa. “La situazione si stava riscaldando - ha confermato in aula - e ho visto che il ragazzo aveva un coltello, io l’ho spinto e a un certo momento un signore mi ha portato via. Era lo zio di quel ragazzo”. Le telecamere del bar non avevano fornito riscontri e nemmeno la successiva perquisizione. Inequivocabile, invece, il referto medico.
 
“Solo il fato e la casualità ci portano a inquadrare l’evento come un fatto di lesioni pluriaggravate. Non possiamo però affidarci alla buona sorte” ha argomentato il procuratore, chiedendo per entrambi gli imputati la condanna a un anno e sei mesi di carcere: “Non ci sono dubbi sull’individuazione di quelle persona, descritte come problematiche, né sul fatto che si trovassero lì”. Entrambe le difese, rappresentante dagli avvocati Livio Garnerone per D.M. e Claudio Massa per lo zio M.G., avevano chiesto l’assoluzione degli imputati: “Non è emerso dall’istruttoria che avessero contezza di ciò che stava capitando” hanno sostenuto i legali.

Notizie interessanti:

Vedi altro