VERZUOLO - Denunciato dalla vicina per aver preso (e restituito) un pacco: il giudice lo assolve

Nel condominio di Verzuolo erano stati segnalati altri furti in precedenza. Per “stanare” il presunto ladro erano stati affissi avvisi con le sue iniziali

a.c. 02/02/2023 17:40

Ha spiegato di aver presentato querela nella speranza che il vicino “si redima”, dopo l’ultimo di una serie di furti da lei attribuiti alla stessa persona. La giovane mamma di Verzuolo aveva denunciato il furto di un paio di occhiali da vista, ordinati tramite corriere, nel novembre di tre anni fa: “Quando il corriere aveva suonato al citofono, non avevo potuto ritirare subito il pacco. Sono scesa poco più di un’ora dopo e non l’ho trovato, ma una vicina mi ha detto che solo dieci minuti prima era ancora lì”.
 
In aula la donna ha ripercorso la catena di eventi che l’hanno portata a identificare nella persona di D.B. il presunto ladro. Nei suoi confronti, ha riferito, c’era già più di qualche sospetto, motivato da vari episodi: “In un periodo D.B. abitava solo saltuariamente nel nostro plesso, ma quando c’era si verificavano furti. In un garage era sparita una bicicletta e una condomina l’aveva vista portar via da lui, anche se non aveva sporto querela. Sia a lei che a me e a mio marito erano poi state rubate le targhe delle auto: avevamo speso 700 euro per reimmatricolarle e denunciato il fatto”. Più di recente, un vicino era riuscito a riavere l’antenna dell’auto rubata scrivendo un annuncio sul gruppo Facebook “Sei di Verzuolo se”, dove si rendeva noto che il ladro era stato visto e lo si invitava a restituire il maltolto: si trattava in realtà di un mero espediente, ma aveva funzionato.
 
La signora aveva adottato una tattica analoga, affiggendo nell’androne del palazzo due annunci nei quali erano riportate anche le iniziali del sospettato. Un paio di settimane dopo l’episodio, ha riferito la vittima del furto, “ho sentito la porta dell’androne aprirsi e un tonfo metallico, seguito da un rumore di fogli strappati. Dal balcone ho visto D.B. correre verso la sua scala, aveva in mano i fogli che avevo affisso”. Il pacco in effetti era stato rimesso sulla buca, ma gli “avvisi” erano strappati: “L’unica cosa che mancava erano i buoni sconto, a cui avrei avuto diritto”.
 
In sede di discussione il pubblico ministero Luigi Dentis ha sollevato tuttavia alcuni dubbi sull’intenzionalità dell’atto. Sentito dai carabinieri dopo la denuncia, D.B. aveva ammesso di aver sottratto il pacco, aggiungendo però di averlo fatto “per errore” e di averlo restituito non appena se n’era accorto. Alle conclusioni assolutorie si è associata l’avvocato Monica Giannini, difensore dell’imputato: “La mancata restituzione iniziale è da attribuirsi a una dimenticanza” ha spiegato il legale. Il giudice Marco Toscano ha infine assolto l’imputato con la formula “il fatto non costituisce reato”.

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