SALUZZO - Detenuto perse un occhio nel carcere di Saluzzo, assolti due imputati

L’aggredito aveva riferito di essere stato colpito con una caffettiera mentre riposava in cella, ma l’oggetto non è mai stato ritrovato

a.c. 21/02/2020 17:06

 
Era accusato di aver aggredito con estrema violenza un altro recluso del carcere di Saluzzo il genovese M.B., classe 1979, assolto quest’oggi dal tribunale di Cuneo per non aver commesso il fatto.
 
Insieme a lui era alla sbarra anche un detenuto di nazionalità marocchina, il 24enne S.E.S., che doveva invece rispondere dell’accusa di violenza privata. Quest’ultimo è stato a sua volta assolto per difetto di querela dopo che il giudice ha derubricato il capo d’imputazione in minaccia semplice.
 
L’aggressione risale all’8 febbraio di due anni fa. Vittima un 70enne di origini napoletane che si trovava all’interno della sua cella, intento a riposare. Qui era stato raggiunto da qualcuno e colpito al volto con una caffettiera: l’oggetto gli aveva provocato un grave trauma bulbare perforante e nonostante i tempestivi soccorsi nell’infermeria del carcere l’uomo aveva in seguito perso l’occhio sinistro.
 
M.B. era stato individuato nell’immediatezza come presunto responsabile del gesto sulla base di vari riscontri, tra cui la testimonianza del commissario capo della Polizia Penitenziaria Ramona Orlando che affermava di averlo visto transitare nella zona in cui si trovava la cella del 70enne e tornare indietro poco dopo l’aggressione. A carico di S.E.S. era stata formulata in un secondo tempo l’accusa di violenza privata, motivata dal fatto che il giovane avrebbe avvicinato più tardi la vittima per indurla - con varie minacce - a non riferire alle guardie chi gli avesse provocato le lesioni. L’uomo, assistito dall’avvocato Augusta Montaruli, si è poi costituito come parte civile nel processo a carico dei due imputati.
 
Il pubblico ministero Raffaele Delpui ha chiesto la condanna rispettivamente a cinque anni di reclusione per M.B. e a sei mesi per S.E.S., ricordando come a sostegno delle accuse pesasse anche la testimonianza di un compagno di cella del 39enne: quest’ultimo aveva affermato in interrogatorio di aver sentito M.B. dichiarare che sarebbe andato a riprendere la sua caffettiera. “Non conosciamo attriti pregressi tra i due ma l’aggressione può essere nata per futili motivi, come prova anche il fatto che nel referto di M.B. si indicasse un sospetto gonfiore alle mani” ha aggiunto il pm.
 
Gli inquirenti tuttavia non sono stati in grado di rintracciare la caffettiera indicata come oggetto contundente, né si è acquisito il video di una telecamera di sorveglianza che l’accusa aveva citato come ulteriore elemento investigativo. Tutte queste carenze hanno indotto l’avvocato Enrico Gaveglio, difensore di M.B., a chiedere l’assoluzione. Altrettanto ha fatto il legale di S.E.S., Antonio Vetrone.
 
Il giudice Elisabetta Meinardi ha accolto le richieste, scagionando entrambi gli imputati.

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