SALUZZO - Due anni e tre mesi al complice maggiorenne della baby gang di Saluzzo

Il giovane albanese residente a Busca, oggi 25enne, era accusato di ricettazione e di indebito utilizzo del bancomat rubato a un sacerdote dell’oratorio ‘don Bosco’

a.c. 26/11/2020 18:30

 
È di due anni e tre mesi, più 600 euro di multa, la pena inflitta dal giudice Marco Toscano a E.Q., un 25enne albanese residente a Busca condannato per ricettazione e utilizzo fraudolento di un bancomat.
 
Il giovane era stato arrestato nel gennaio 2018 perché ritenuto complice di una baby gang che nell’autunno precedente aveva messo a segno due diversi furti in casa di un sacerdote saluzzese presso l’oratorio ‘don Bosco’ e altri due ‘colpi’ in altrettanti istituti scolastici della città. I due minorenni arrestati insieme a lui e deferiti alla Procura per i Minorenni di Torino hanno in seguito patteggiato una pena e testimoniato nel processo che vedeva imputato il presunto complice a Cuneo.
 
Secondo la ricostruzione, E.Q. aveva sfruttato in due occasioni la carta bancomat del prelato, dalla quale erano stati prelevati nel complesso quasi 3mila euro. A sostegno di queste ipotesi le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza di un bancomat a Saluzzo e di una sala giochi di Cuneo, dove l’imputato era stato individuato assieme agli autori materiali del furto. Il giudice ha ritenuto provato solo il primo di questi due episodi, assolvendolo per l’altra imputazione.
 
Per l’imputato, già noto alle forze dell’ordine perché indagato per reati connessi allo spaccio, la Procura aveva chiesto la condanna a tre anni di carcere. Il difensore Antonio Vetrone ne aveva invece domandato l’assoluzione sostenendo che quello messo in atto da E.Q. fosse configurabile come un “semplice supporto morale alla realizzazione del reato altrui”.
 
Uno dei due componenti della baby gang, sentito come testimone, aveva scagionato l’allora 23enne da ogni addebito sostenendo che soltanto lui e l’altro complice avessero utilizzato la carta, mentre l’amico non sarebbe stato nemmeno a conoscenza della sua provenienza illecita. Agli atti risultavano comunque due ricariche telefoniche effettuate con quel bancomat sul cellulare dell’imputato.

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