SALUZZO - Maltrattamenti agli anziani della casa di riposo, la oss accusata si difende: “Mai nessuna violenza”

Il processo contro la ex dipendente della Rsa “Tapparelli d’Azeglio” di Saluzzo parte dalla denuncia di una collega: nel mirino la gestione dei malati di Alzheimer

Andrea Cascioli 09/12/2025 17:10

Trent’anni di carriera e mai un problema. A parlare, in veste di imputata, è l’operatrice socio sanitaria accusata di maltrattamenti sugli ospiti dell’allora nucleo Nat, il reparto della Rsa “Tapparelli d’Azeglio” di Saluzzo in cui erano ricoverati gli anziani affetti da Alzheimer e malattie neurodegenerative. “Ho sempre avuto un buon rapporto con l’utenza” sostiene l’accusata, M.G., in servizio presso la residenza dal 2016 fino allo scorso anno: “Il mio comportamento in reparto è quello di una persona sicura nel suo lavoro, ho sempre accolto le persone in modo corretto e gentile”. A sostenere il contrario sono i riscontri di un’indagine portata avanti dai carabinieri all’inizio del 2022, dopo la denuncia di una collega che aveva lavorato al “Tapparelli” per una decina di giorni. Non è l’unica oss a parlare di dubbi sulla gestione dei malati di Alzheimer: “Ho assistito a cose sgradevoli” ha raccontato una di loro. La collega, dice, in un’occasione avrebbe schiacciato le braccia di un’ospite sul petto: “Fortissimo, tanto che l’ospite faticava a respirare. Io le ho detto ‘lasciala stare, non vedi che fatica a respirare?’”. La stessa persona, secondo la teste, “si rivolgeva in modo nervoso alle ospiti” e almeno in un’occasione avrebbe afferrato per i pollici un’anziana. “È un modo di prendere le persone per accompagnarle correttamente” spiega l’imputata a proposito di quella “presa”. Nessuna “torsione” di pollici, chiarisce, né atti di violenza: se le parole non bastavano a calmare gli anziani ci si rivolgeva all’infermiera, “perché tutte le persone con stati di agitazione molto forte avevano terapie al bisogno: in alcuni casi contenerle era molto difficile”. In merito all’episodio riferito dalla testimone, la donna racconta una versione diversa: “Ci siamo accorte che la signora sanguinava dalle braccia, quando ci siamo avvicinate per alzarla dal letto: aveva la pelle molto sottile, solo sfregare le braccia poteva provocare sanguinamenti. Ho detto alla collega di chiamare l’infermiera per la medicazione: è andata così, l’abbiamo alzata e accompagnata alla porta”. E i presunti maltrattamenti verbali? Solo richiami a voce alta, sostiene lei: “Può succedere in un reparto così, perché in primo luogo le persone sono abbastanza sorde, io poi ho un mio modo di parlare e lavoravo in uno spazio molto grande: per questo c’era bisogno di parlare un po’ più forte. È successo che alzassi la voce se una persona in corridoio spingeva un altro ospite, ma non urlavo”. Dopo un cambiamento di mansione, nel 2024 la oss ha dato le dimissioni dal “Tapparelli”. Oggi la residenza è costituita parte civile nel processo contro di lei, insieme alle famiglie di alcuni ospiti. Il 20 gennaio si attende la discussione del caso.