VERZUOLO - Minacciò i vicini con un badile e mimando il gesto della pistola, il giudice lo condanna

Il processo era stato intentato contro un anziano, all’epoca residente a Verzuolo e protagonista di annosi dissidi con tutto il circondario: “C’era un clima di terrore”

a.c. 03/01/2022 16:22

Dal 2009 il nostro ordinamento punisce il reato di atti persecutori, ovvero lo stalking. Oltre alla casistica tradizionale, quella relativa alle relazioni sentimentali, nelle aule di giustizia ci si trova sempre più spesso ad affrontare un diverso tipo di persecuzione tra persone che non convivono ma che - loro malgrado - si sono trovate a stretto contatto: è il cosiddetto “stalking condominiale”.
 
Per questo reato era stato rinviato a giudizio A.P., un anziano originario della valle Po ma residente a Verzuolo all’epoca dei fatti. A denunciarlo, più volte, sono stati i vicini di casa che ha avuto fianco a fianco dagli anni Novanta. “Per quattordici anni ho avuto il terrore di uscire di casa tutti i santi giorni, solo quando se n’è andato ho ricominciato a vivere” ha raccontato la moglie dell’autore della querela, che dopo il matrimonio si era trasferita in quell’abitazione insieme al marito, alle due cognate e alla suocera. Diversi testimoni, anche estranei al nucleo familiare, hanno riferito di insulti, dispetti e minacce esplicite: “Nel gruppo di famiglie che abitano in zona si era creato un clima di terrore. Per due volte ha cercato di buttarmi fuori strada con l’auto perché avevo testimoniato contro di lui in un processo intentato da un’altra famiglia” ha detto un artigiano che lavora in zona. Le minacce contro i vicini, ha aggiunto il teste, facevano spesso riferimento a due gravi lutti subiti dalla famiglia in passato: “L’ultima volta aveva detto ‘ne sono già morti due, io farò il terzo’, mimando con le dita il gesto di sparare”.
 
Un altro vicino ha raccontato di essere stato raggiunto e aggredito da A.P. sul suo luogo di lavoro, nel Torinese, motivo per cui l’uomo era già stato denunciato e condannato. Il testimone ha spiegato di aver assistito a diverse liti tra l’anziano e i suoi vicini: “Inveiva contro di loro, in un’occasione ha afferrato un badile e lo ha lasciato cadere sulla rete: se il vicino non si fosse spostato lo avrebbe preso in testa”. Accuse, quelle relative all’episodio della pala nel dicembre 2017, confermate anche da un amico di famiglia residente nei paraggi: “Mentre potavo le mele ho sentito qualcosa sbattere sulla porta dell’abitazione vicina, sentivo anche urlare ‘vi ammazzo tutti’. C’era A.P. con una vanga in mano, ho chiesto alle sorelle se avessero bisogno di aiuto ma mi hanno risposto che stavano arrivando i carabinieri”.
 
Ben diversa è stata la versione offerta da moglie e figli dell’imputato: “Tutti si sono uniti per provocare mio marito, facevano gruppo contro il ‘forestiero’” ha spiegato la donna. Le tensioni si sarebbero aggravate dopo che A.P. aveva promosso, con successo, una causa contro i vicini: “I cani venivano ad abbaiargli contro ogni volta che mio marito andava sul retro della casa, non si riusciva nemmeno a dormire. L’episodio del badile? Stava spalando la neve ed è stato aggredito verbalmente dai vicini”. Uno dei due figli ha menzionato gli atti di scherno di cui sarebbero stati oggetto i genitori: “Insultavano mio padre chiamandolo ‘Saddam’ perché scuro di capelli e di carnagione. Anche mia mamma è stata insultata perché meridionale”.
 
“Un ‘derby’ che si è proposto per anni davanti al giudice di pace di Saluzzo” ha ricordato il pubblico ministero Raffaele Delpui, chiedendo la condanna dell’imputato a un anno e sei mesi di reclusione: “Chiaro che moltissimi comportamenti fossero minacciosi e molesti, aggravati in un episodio specifico dall’uso di un’arma impropria. L’aspetto più grave è che alcuni vicini riferiscano di essere stati minacciati per aver testimoniato”. Il patrono di parte civile, Ignazio Di Mauro, ha sottolineato come l’uomo avesse “problemi a relazionarsi non con un singolo residente ma con l’intero vicinato”. Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Silvano Garello, “dobbiamo prendere atto che in quella zona del comune di Verzuolo c’è stata una sorta di ‘guerra civile’ tra i vicini. In molti episodi però le modalità sono poco chiare e c’è reciprocità nelle condotte moleste”. L’anziano e sua moglie, ha aggiunto, “erano due persone estranee all’ambiente, lui proveniente dalla montagna con la moglie calabrese, e questo probabilmente ha creato uno squilibrio”.
 
Dopo aver riqualificato il reato nell’ipotesi più lieve di molestia, il giudice Sandro Cavallo ha condannato A.P. a quattro mesi di reclusione e a risarcire 2mila euro a ciascuna parte civile costituita.

Notizie interessanti:

Vedi altro