REVELLO - Operaio dell’ex Aimeri morì travolto da un muletto: ipotesi di omicidio colposo per i vertici dell’azienda

Presidente e responsabile operativo di Energetikambiente a processo per la morte di Enrico Beoletto

a.c. 19/12/2019 18:44

 
Doveva essere un lavoro di pochi minuti, giusto il tempo di spostare alcuni cassonetti rotti per poi salutare il collega e andare a prendere sua figlia a scuola. Ma per l’altro dipendente della EnergetikAmbiente di Revello (ex Aimeri), purtroppo, sarebbe stato l’ultimo giorno su questa terra.
 
Enrico Beoletto, 39enne di Manta, ha perso la vita il 18 ottobre 2016, schiacciato dal muletto alla cui guida si trovava un altro operaio dell’azienda di smaltimento rifiuti. Per legge, chi conduce quei carrelli elevatori deve essere munito di patentino: l’uomo ne era sprovvisto e ha patteggiato una condanna a tre mesi di carcere.
 
La Procura di Cuneo però ritiene che ci fossero responsabilità anche nella ‘catena di comando’ dell’azienda. Per questo il presidente e amministratore delegato della EnergetikAmbiente, l’ingegner F.M., deve rispondere delle asserite carenze nel documento di valutazione dei rischi, mentre per il responsabile operativo di area A.M. il profilo di colpa riguarda l’omessa vigilanza. Per entrambi l’imputazione formulata dal sostituto procuratore Attilio Offman è di omicidio colposo.
 
“Al carrello non funzionavano i freni e me ne sono accorto il giorno dell’incidente” ha spiegato al giudice il conducente del muletto: “Beoletto era salito per sistemare un cassonetto, stava in piedi sulle forche. Il mezzo era quasi fermo, ma si è mosso in un tratto in discesa. Il mio collega ha perso l’equilibrio e il carrello lo ha travolto”. Nessuno, ha aggiunto il dipendente della EnergetikAmbiente, gli aveva insegnato a guidare quel veicolo in azienda: “Non ho fatto il corso, ho imparato da solo quando lavoravo per un’altra ditta”.
 
In teoria un operaio abilitato alla guida del muletto c’era, solo che quel pomeriggio non si trovava nello stabilimento ex Aimeri: “So che dovevamo fare pulizie straordinarie nel capannone e spostare i cassonetti da rottamare, ma non so chi fosse presente e quali compiti dovesse svolgere” ha dichiarato l’uomo, confermando che nell’ottobre 2016 era l’unico abilitato all’utilizzo dei carrelli. Tuttavia, era anche al corrente del fatto che in sua assenza “il carrello veniva utilizzato un po’ da chiunque, infatti lo trovavo parcheggiato in vari posti”. Per frenare, però, “occorreva pigiare con molta forza e a lungo”. La ricostruzione fornita dal conducente è stata confermata dal capocantiere e dagli altri presenti. Uno di loro si trovava a poca distanza dal luogo dell’incidente e ha riferito di aver visto la vittima in piedi sulle forche inferiori del carrello: “Stava reggendo un cassonetto, che non era assicurato al veicolo ma solo sollevato. Lo teneva con una mano perché non scivolasse”.
 
Il processo è stato rinviato al 20 gennaio per ascoltare i tecnici dello Spresal e i testimoni della difesa.

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