POLONGHERA - Polonghera, furto con ‘spuntino’ al circolo pescatori: intervengono i RIS

In aula anche il maggiore che testimoniò nel processo Bossetti, per individuare il colpevole di un'effrazione finita con una 'merenda' a base di noci e snack

a.c. 15/11/2019 20:15

 
Si è mobilitato addirittura il RIS di Parma per risolvere un caso di furto avvenuto nei locali della Società di Pesca Sportiva Polongherese nel febbraio 2017. Certo però non si può dire che i ladri avessero usato particolari accortezze per non farsi individuare: dopo essere entrati nella sede dell’associazione, infatti, si erano concessi uno spuntino notturno a base di merendine e noci.
 
Tutto provento di una precedente effrazione in una cascina vicina, così come le bottiglie di Coca Cola poi ritrovate vuote. Per non farsi mancar nulla, i malviventi ghiottoni avevano anche svuotato la dispensa di alcolici del circolo e cucinato qualche frittella, oltre a lasciare mozziconi di sigaretta qui e là. Modesto il bottino finale: una stufa da 180 kg, un decespugliatore e una motopompa.
 
I Carabinieri di Murello, intervenuti sul posto, avevano potuto constatare che anche due abitazioni circostanti erano state ‘visitate’, ma l’abbaiare dei cani aveva subito convinto la ‘banda degli snack’ a puntare su una destinazione più tranquilla. Ai militari dell’Arma non era rimasto che repertare mozziconi, bicchieri e posate e inviare tutto ai blasonati colleghi di Parma per le investigazioni scientifiche. Sull’esito di quegli esami ha deposto in aula il maggiore dei RIS Nicola Staiti, noto alle cronache per essere stato uno dei testimoni-chiave nel processo contro Massimo Bossetti per il delitto di Yara Gambirasio. L’ufficiale ha spiegato come da uno dei tre mozziconi campionati fosse stato possibile individuare un profilo misto, riconducibile in parte a un pregiudicato albanese già oggetto di indagini per furto nel 2016.
 
Il 38enne D.L., residente nell’Alessandrino, si è così ritrovato sotto accusa per furto in abitazione aggravato: “Abbiamo prova certa che i ladri fossero quantomeno due e che uno sia l’imputato, che ha precedenti di polizia specifici” ha sostenuto il pubblico ministero Raffaele Delpui, chiedendo la condanna a quattro anni.
 
La difesa, pur concordando sulla ricostruzione dei fatti, ha però ritenuto insuperabile il dubbio relativo all’unico elemento che riconduceva all’imputato, ovvero il mozzicone di sigaretta. Anche in considerazione del fatto che sugli altri reperti non erano state analizzate impronte o altri elementi di prova.
 
Il giudice ha infine condannato l’albanese a due anni e otto mesi di carcere.

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