LAGNASCO - Processo ‘Momo’, accuse di caporalato per sette imputati: è la prima volta nel Saluzzese

Due aziende familiari di Lagnasco e Barge e un presunto caporale africano devono rispondere di sfruttamento nei confronti di 19 lavoratori stranieri

Andrea Cascioli 24/09/2020 14:41

 
Si è tenuta nell’aula d’assise del tribunale di Cuneo l’udienza filtro nel procedimento per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera agricola a carico di sette imputati.
 
Il processo trae origine dalle indagini portate avanti dalla Digos nel Saluzzese a partire dall’estate 2018 e culminate nell’esecuzione delle misure cautelari lo scorso anno. L’inchiesta ‘Momo’ è stata così denominata dal soprannome con il quale era conosciuto uno degli indagati, il 32enne del Burkina Faso Moumouni Tassembedo, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da tramite fra i lavoratori sfruttati e alcune aziende agricole della zona. Insieme a lui sono a processo due famiglie di imprenditori agricoli: una di Lagnasco, costituita da Diego Gastaldi con il padre Graziano e la madre Marilena Bongiasca, e una di Barge, formata da Andrea Depetris con la madre Agnese Peiretti e Monica Coalova, attivi in una ditta di polli e carni bianche collegata alla cooperativa Monviso. Stando alle accuse, almeno 19 braccianti africani sarebbero stati impiegati con una paga oraria inferiore ai 5 euro: due di loro si sono costituiti parte civile con l’avvocato Sandroni.
 
In udienza preliminare è stata accettata anche la richiesta di costituzione nel processo per la Cgil di Cuneo e la sua federazione agricola, la Flai. Sull’ulteriore richiesta presentata dall’associazione Sicurezza e Lavoro, per il tramite dell’avvocato Mattalia, il giudice dovrà invece esprimersi nella prossima udienza.
 
Le difese (avvocato Savio per Tassembedo, Collidà e Tripodi per Gastaldi e Bongiasca, Rosso e Peirone per Peiretti, Siccardi per Depetris e Coalova) hanno sollevato un’eccezione preliminare riguardo alla competenza del giudice monocratico: si rileva infatti che una delle aggravanti contestate dalla Procura potrebbe determinare il passaggio alla sede collegiale. Il prossimo 12 ottobre è atteso lo scioglimento della riserva su questo punto da parte del giudice Alice Di Maio.
 
Fuori dal tribunale erano presenti gli attivisti di Libera insieme a Caritas di Saluzzo, Saluzzo Migrante e Flai Cgil in segno di solidarietà con i braccianti sfruttati e gli imprenditori che lavorano nella legalità: “Di questa vicenda - ha scritto Saluzzo Migrante in una nota - ci colpisce il totale disprezzo delle normative per la tutela e la sicurezza dei lavoratori, incuranti del rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Il Progetto Presidio di Caritas Italiana è nato proprio per contrastare i fenomeni di sfruttamento del lavoro in agricoltura e tutelare le vittime e i più deboli di questo mondo”.

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