CASALGRASSO - Quando la sicurezza è un ‘optional’: condannato il titolare di una ditta di Casalgrasso

Nel capannone di un’azienda di volantinaggio, senza uscite di emergenza e dispositivi antincendio, si eseguivano anche riparazioni auto

a.c. 13/02/2020 08:36


In teoria era la sede di un’azienda di volantinaggio, la Europa Pubblicità. Nella realtà i Vigili del Fuoco che si erano recati in quel fabbricato di Casalgrasso, in seguito a un esposto, avevano trovato un panorama ben diverso da quello che si sarebbero aspettati. Due autoveicoli con il motore smontato, bidoni d’olio lubrificante, parti meccaniche, stufette, cavi, una bombola del gpl abbandonata a terra e altro ancora.
 
Un ambiente di lavoro molto disordinato dove mancava qualsiasi indicazione di sicurezza: “Una persona avrebbe fatto fatica a uscire di lì in situazioni di emergenza” ha osservato l’ispettore antincendio dei Vigili del Fuoco che eseguì il sopralluogo. Non c’era infatti una vera e propria uscita di sicurezza né luci di emergenza o vie di fuga segnalate. La cartellonistica “non inesistente ma comunque insufficiente”, l’impianto elettrico “molto precario già sul piano visivo” e soprattutto un serbatoio di carburante conservato all’interno del locale anziché all’aperto come prescrive la legge.
 
Il tutto in presenza di oltre una tonnellata di materiali cartacei, compresi i volantini scaduti buttati al macero, che in caso di incendio avrebbero potuto costituire un facile innesco. Evidente il fatto che all’attività ufficiale, il volantinaggio porta a porta, la ditta affiancasse le riparazioni automobilistiche, come suggeriva anche la presenza dell’olio lubrificante e delle batterie.
 
Per questo i pompieri avevano dato al Comune la disposizione di disattivare l’impianto e trasmesso alla Procura una notizia di reato per varie violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro e antincendio. Il titolare A.S., un immigrato nordafricano, aveva in prima battuta ottemperato alle principali prescrizioni, ma poi aveva cessato l’attività di colpo senza dar corso a ulteriori adeguamenti. “Non sono sicuro che A.S. fosse presente al momento del sopralluogo” ha precisato l’ispettore: “Le persone presenti non parlavano italiano ed erano sprovviste di documenti, solo uno di loro faceva da interprete”.
 
L’imprenditore, incensurato ma irreperibile dall’autorità giudiziaria, è stato condannato a sei mesi di arresto al termine del processo. Per lui il pubblico ministero aveva chiesto la sola pena detentiva senza un’ammenda, tenuto conto che difficilmente sarebbe stato possibile riscuoterla.

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