ENVIE - Quattro condanne per la “banda delle sacrestie”: colpirono sacerdoti in tutto il Piemonte

Al parroco di Occa erano stati sottratti oltre 40mila euro tramite un furto di assegni, messi all’incasso nell’arco di diversi mesi

Andrea Cascioli 14/09/2023 15:55

Tutti condannati i componenti della “banda delle sacrestie” finiti a processo davanti al tribunale di Cuneo per furto aggravato, ai danni di un anziano sacerdote di Envie poi venuto a mancare.
 
Si tratta dello stesso gruppo, con base a Casale Monferrato, che aveva preso di mira diversi religiosi tra le province di Cuneo, Alessandria, Torino, Biella, Novara e Vercelli. L’operazione “Angeli e Demoni”, avviata nel 2019 dalla Squadra Mobile della Questura di Vercelli, aveva portato all’arresto di cinque persone e al reperimento di oltre 100mila euro di refurtiva tra denaro e oggetti preziosi.
 
A coordinare la banda era Luigi Manzato, pregiudicato, il cui ruolo è emerso dalle intercettazioni nella vicenda che riguardava don Adriano Calandri, lo storico parroco del Santissimo Nome di Maria in frazione Occa. Il religioso risiedeva all’epoca nella casa di riposo di Envie e aveva ricevuto molteplici telefonate da una persona, a lui sconosciuta, che si qualificava di volta in volta come “geometra” o “ingegnere” di nome Valentino. Le chiamate provenivano dall’utenza di Manzato, perciò gli agenti della Mobile vercellese avevano deciso di incontrare di persona il sacerdote. Ai poliziotti, don Calandri aveva raccontato di aver subito un furto presso la sua abitazione nel 2017, ma di non averlo denunciato perché gli erano stati sottratti solo pochi soldi. Il prete aveva riferito, inoltre, di non aver più ritrovato un doppione della chiave di casa che teneva in un garage aperto.
 
Insospettiti dal particolare, gli agenti aveva fatto un sopralluogo nell’abitazione. Si era così scoperto che un carnet di assegni era stato svuotato per intero, mantenendone solo la copertina, mentre in altri blocchetti gli assegni venivano staccati “a filo” con la rispettiva matrice, in modo che nessuno potesse rendersi conto della mancanza a prima vista. Anche il timbro della parrocchia era stato rubato. Dalle telefonate intercettate risultava già che la banda fosse in possesso della chiave, affidata alla “magazziniera” Lidia Atteritano. Un ulteriore elemento era emerso dalla visione delle immagini di una telecamera di videosorveglianza che riprendeva il giardino dell’abitazione. In un’occasione, era stata vista avvicinarsi alla casa l’auto in uso a un certo Gianfranco Lago, dal quale erano scesi lo stesso Lago e una figura incappucciata identificata nella persona di Massimo Minandri.
 
In base agli accertamenti bancari si è riscontrato che dal febbraio al novembre del 2019 erano stati posti all’incasso due o tre assegni ogni mese, intestati al sacerdote di Envie e da lui disconosciuti in blocco. Il solo Manzato risulta aver cambiato ventidue assegni per 23mila euro complessivi, mentre quelli di Minandri - otto in tutto - ammontano a circa 18mila euro: uno di questi era stato incassato presso la filiale di Envie della Cassa di Risparmio di Saluzzo. Ad Atteritano si contestava un ulteriore assegno da 1100 euro, mentre altri due, uno posto all’incasso da Minandri e l’altro da un congiunto di Lago, erano stati rifiutati su segnalazione delle forze dell’ordine.
 
Le condanne sono state comminate in riferimento alla sola ipotesi di furto aggravato, mentre sono cadute le imputazioni di truffa e sostituzione di persona. Per Luigi Manzato la pena fissata dal giudice Giovanni Mocci è di cinque anni e otto mesi più 1.200 euro di multa: in aggiunta il pregiudicato casalese è stato dichiarato delinquente abituale e destinato a ulteriori due anni in casa di lavoro. Ai coimputati Gianfranco Lago e Massimo Minandri una condanna pari a cinque anni, sei mesi e 20 giorni per ciascuno, mentre per Lidia Atteritano la pena è di cinque anni e sei mesi: tutte le sanzioni detentive, tranne quella comminata a Manzato (per il quale la Procura aveva chiesto otto anni e otto mesi) sono più alti di quelle proposte dall’accusa. Alla famiglia di don Calandri, rappresentata dall’avvocato Enrico Gallo, va un risarcimento per i soli danni non patrimoniali quantificato in duemila euro.

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