BARGE - Riscuoteva fatture per la sua ditta all’insaputa del titolare: oltre 4500 euro ‘spariti’

Il dipendente aveva anche addebitato all’impresa alimentare di Barge una serie di rimborsi per il carburante del furgone aziendale che finiva in realtà nella sua auto

a.c. 26/02/2020 19:47

 
L’’inghippo’ era emerso quando il titolare della ditta aveva incaricato un suo dipendente di riscuotere i pagamenti di vecchie fatture presso alcuni clienti: “abbiamo già pagato”, la risposta di questi ultimi.
 
Ed era vero, solo che colui che le aveva incassate si era ben guardato dall’informare il datore di lavoro: G.P., collaboratore di un’azienda alimentare con sede a Barge, si è così ritrovato a processo per appropriazione indebita. Le contestazioni a suo carico riguardavano quindici fatture per un ammontare complessivo di oltre 4500 euro che l’imputato aveva riscosso all’insaputa di chi avrebbe dovuto riceverli.
 
Messo di fronte alle sue responsabilità, l’uomo aveva ammesso i propri torti e si era impegnato con una scrittura privata a restituire quanto indebitamente sottratto. Oltre alle fatture erano in ballo ulteriori 420 euro per rifornimenti di carburante addebitati all’azienda ma destinati in realtà alla sua auto privata.
 
Su quest’ultimo punto è stata decisiva la testimonianza del gestore del Centro Calor di Villafranca Piemonte, in provincia di Torino, dove G.P. risiede: il benzinaio aveva riferito di aver visto l’imputato recarsi più volte presso il distributore con il furgone della ditta e la sua automobile personale, immettendo solo una parte del carburante nel veicolo aziendale. Il successivo conteggio sui chilometri percorsi con il furgone aveva avvalorato l’ipotesi e permesso di giungere a una stima del ‘maltolto’.
 
Alla promessa di restituzione del denaro non è stato dato alcun seguito, motivo per cui l’imprenditore bargese ha presentato denuncia. Per G.P. il pubblico ministero ha chiesto la condanna a quattro mesi di reclusione e 400 euro di multa, mentre il difensore ha sostenuto che la vicenda andasse derubricata a illecito di carattere civile - dal momento che c’era comunque stata la stipula di una scrittura privata.
 
Il giudice ha infine condannato G.P. alla pena di sei mesi di reclusione e al pagamento di 600 euro di multa.

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