SALUZZO - Ruba il cellulare e ci mette la sua sim: il giudice lo condanna

A incastrare il presunto autore del furto una chiamata arrivata subito dopo la sparizione del telefonino. La denuncia partiva dalla commessa di un negozio di Saluzzo

a.c. 28/02/2022 18:05

“Una telefonata allunga la vita” diceva una pubblicità di ormai quasi trent’anni fa (per rendersi conto di quanto tempo sia passato, basti considerare che lo spot era dell’allora società telefonica di Stato, la Sip).
 
In qualche caso però una telefonata può inguaiare chi la fa, come accaduto a G.S., cittadino rumeno, classe 1989. Il processo per ricettazione a suo carico è partito in seguito a una denuncia formulata nel 2014. A presentarla la commessa di un negozio sito nel centro di Saluzzo, in corso Italia. Lei stessa ha rievocato la vicenda davanti al giudice: “Mi sono allontanata sul retro dopo aver posato il cellulare, quando sono tornata non c’era più. Dopo averlo cercato ho capito che mi era stato rubato”.
 
Il negozio era privo di videosorveglianza, circostanza che non ha agevolato le indagini dei carabinieri. A dare un aiuto insperato agli inquirenti ha contribuito invece l’arrivo dei tabulati telefonici, forniti dal gestore: “È risultato che all’interno del cellulare era stata inserita una scheda intestata a G.S.” ha spiegato il vicebrigadiere Florian Puddu. L’inserimento della scheda era avvenuto nello stesso giorno, intorno alle ore 13, cioè poco dopo il furto. La persona che aveva messo quella sim aveva inviato alcuni messaggi e chiamato una signora di nazionalità rumena a Torino. Dopodiché, non c’era più stato alcun movimento.
 
Il militare ha specificato che al momento della chiamata il telefono stava agganciando una cella telefonica a Torino. Non era stato possibile però interrogare in merito la donna che aveva ricevuto la chiamata: “L’indirizzo da lei fornito alla compagnia telefonica era inesistente. Anche G.S. risultava irreperibile già dal 2013”. Del cellulare, modello Samsung S4, non si è più saputo nulla.
 
G.S. invece è stato rinviato a giudizio: “È plausibile che abbia utilizzato il telefono per sincerarsi sulla sua funzionalità, prima di occultarlo. Tanto è vero che in seguito non ci sono più state comunicazioni su quel numero” ha argomentato il pubblico ministero Alessandro Bombardiere, chiedendo per l’imputato la condanna a otto mesi di carcere. La difesa ha sostenuto invece che non fosse stata provata l’associazione tra G.S. e l’effettiva ricettazione del telefono, domandando l’assoluzione.
 
Il giudice Lorenzo Labate, infine, ha condannato l’uomo a un anno di reclusione e 300 euro di multa.

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