MORETTA - Rubò l’auto davanti al proprietario: ‘È quella che cercavo, non provate a seguirmi’

Imputato per il furto, avvenuto nel 2016 a Moretta, un giovane sinto autore di varie rapine nel Torinese: assaltava i bancomat mascherato da Trump

a.c. 14/09/2019 12:39


Nel luglio del 2017 un’operazione in grande stile dei Carabinieri di Torino aveva posto fine all’attività della ‘gang della marmotta’, responsabile di una ventina di assalti ai bancomat. La ‘marmotta’ è, in gergo, l’esplosivo artigianale collocato negli erogatori delle banconote per forzarne l’apertura. Con questa pericolosa tecnica due fratelli sinti di Alpignano, l’allora 26enne V.L. e il 30enne I.L., avevano svaligiato numerosi istituti di credito del Torinese indossando le maschere di Donald Trump, proprio come la ‘banda dei presidenti’ protagonista del film Point Break.

L’auto di cui si servivano per i colpi, una Mercedes Classe A nera, era stata ritrovata in un garage di Avigliana con oltre 90mila euro nascosti sotto il tappetino. Dal numero di telaio il veicolo era risultato essere lo stesso di cui l’imprenditore E.T., titolare di una ditta di autotrasporti a Verzuolo, aveva denunciato il furto l’8 novembre 2016: i rapinatori l’avevano però riverniciata, da bianca a nera.

Il più giovane dei due fratelli, V.L, è accusato di essere l’autore materiale del furto, avvenuto in pieno centro a Moretta. Qui E.T. si era recato nel pomeriggio insieme a un suo dipendente, G.Z., per incontrare la persona che aveva risposto all’annuncio per la vendita dell’automobile: “Un ragazzo dall’aspetto ordinato e ben pettinato, che non mi ha suscitato sospetti” ricorda l’imprenditore.

Il presunto acquirente si era informato a lungo sulle caratteristiche tecniche del veicolo, domandando anche quali manutenzioni fossero state effettuate. Poi i tre erano saliti insieme sulla Mercedes, poiché il giovane aveva insistito per un breve giro di prova. Tornati in piazza a Moretta, l’uomo aveva continuato a ispezionare l’auto, finché approfittando di un attimo di distrazione di E.T. e del suo accompagnatore si era rimesso al posto del guidatore: “Le chiavi erano ancora nel quadro, - racconta G.Z. - senza dire nulla lui è risalito e ha messo in moto. Dopo una ventina di metri ha inchiodato e ci ha detto con fare minaccioso: ‘Questa è proprio la macchina che mi serviva, non provate a seguirmi’”.

A inseguirlo ci aveva provato una pattuglia dei Carabinieri di Moretta, perdendolo però all’altezza di Carignano. Inutili anche le ricerche sull’utenza telefonica con cui il ladro aveva contattato E.T.: una sim con intestazione fittizia, utilizzata dal Torinese solo per un paio di giorni. A riprova del suo interesse esclusivo per la Mercedes, comunque, l’autore del furto si era liberato dopo poche centinaia di metri dell’iPhone della sua vittima, gettato dal finestrino e recuperato in seguito dal derubato.

Dopo l’arresto dei due rapinatori, sia E.T. che G.Z. hanno riconosciuto senza indugi in V.L. la persona che avevano incontrato quel giorno a Moretta. Bisognerà tuttavia procedere a un secondo riconoscimento presso la caserma dei Carabinieri di Cuneo, il prossimo 29 novembre.

V.L., l’unico imputato, ha una lunga lista di precedenti penali. Suo padre sta attualmente scontando la condanna all’ergastolo per l’uccisione di Umberto Masena, avvenuta nel corso di una rapina in villa nel 2001. Il suo nome venne anche associato alla tragica morte del piccolo Maverick Argenta, il bambino che nello stesso anno rimase ucciso nel campo nomadi di Villafalletto durante una faida tra sinti.

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