SALUZZO - Saluzzo, una condanna per la tentata estorsione al ristoratore Piero Sassone

Il pregiudicato Paolo Giordano afferma di essere stato istigato al ricatto da Angelo Soria, fratello dell’ex patron del premio Grinzane Cavour

Andrea Cascioli 12/11/2019 17:13

 
“Ho fatto una stupidaggine, ma non ho inventato nulla”: così il pregiudicato 56enne Paolo Giordano ha giustificato la sua condotta davanti al tribunale di Cuneo, dove era imputato per tentata estorsione aggravata ai danni del noto imprenditore saluzzese Piero Sassone.
 
‘Paga o ti rovino’ sarebbe stato in buona sostanza il senso della minaccia rivolta al proprietario del ristorante ‘Le Quattro Stagioni d’Italia’, che in passato è stato anche candidato sindaco nella capitale del Marchesato nonché presidente della Fondazione Amleto Bertoni e di Fingranda. Un tentativo di estorcere denaro a una figura pubblica segnalando presunti illeciti fiscali e irregolarità nella sua attività.
 
Sassone però aveva denunciato tutto alla polizia nel novembre 2016, parlando delle telefonate e delle mail ricevute da Giordano. Subito dopo erano partite le intercettazioni: “Dal contenuto delle conversazioni telefoniche emergevano le richieste di soldi avanzate da Giordano, che affermava di fare da intermediario per conto di altre persone” ha spiegato in aula il commissario Mario Pirito. Giordano in quel momento aveva da poco finito di scontare una pena detentiva nel carcere di Fossano. Nella perquisizione domiciliare in casa sua erano emersi una serie di documenti che lo collegavano alla vicenda, rafforzando i riscontri già acquisiti con le chiamate dal cellulare e le mail inviate dal suo computer.
 
“Mentre ero in carcere a Fossano, - ha dichiarato l’imputato - un altro detenuto mi ha chiesto di fargli un favore, dal momento che conoscevo Sassone: in cambio, mi sarebbe stato riconosciuto un compenso”. Questo compagno di detenzione, indicato da Giordano come mandante del tentativo di estorsione, sarebbe Angelo Soria. Ex funzionario della Regione Piemonte, Soria è fratello del più noto Giuliano, patron del premio Grinzane Cavour che nel 2016 venne condannato per peculato e violenza sessuale (è deceduto nel febbraio di quest’anno, all’età di 68 anni). Anche l’ex potentissimo dirigente regionale finì travolto dallo scandalo giudiziario del Grinzane Cavour, con una pena di quattro anni per concorso in peculato.
 
Secondo il legale di Giordano, “l’antefatto di questa vicenda è di certo un qualche accordo con Soria, che ha poi cercato di sottrarsi da ogni possibile responsabilità. Nel suo carteggio con Giordano, però, esistono plurime attestazioni del fatto, sebbene le indagini abbiano escluso la sua partecipazione”. Per decisione della Procura, infatti, la posizione di Soria è stata archiviata prima del processo. Agli scambi intercorsi tra Soria e Giordano ha fatto cenno anche il pubblico ministero Alessandro Bombardiere nella sua requisitoria, richiamando la testimonianza del querelante: “Sassone ha confermato di aver avuto contatti con Soria per lavoro, ma tutto ciò che gli doveva era stato versato in base agli accordi e nei tempi di pagamento concordati”. Per l’imputato, il pm ha chiesto la condanna a tre anni.
 
La difesa ha insistito invece sul fatto che il comportamento di Sassone potesse ritenersi “anomalo” per una vittima di ricatto: prima di presentare denuncia, l’imprenditore avrebbe intrattenuto varie conversazioni con Giordano, recandosi anche a casa sua. Fatti che renderebbero “carenti i presupposti per parlare di una condotta coercitiva da parte dell’imputato”.
 
Il giudice Alice Di Maio ha emesso una sentenza di condanna a due anni nei confronti di Giordano. Piero Sassone, commentando l'esito processuale, si è detto “soddisfatto che giustizia sia stata fatta”.

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