VERZUOLO - Trasportava 22 chili di cocaina a Verzuolo, il giudice lo condanna a sette anni

A gennaio 2021 la Questura di Cuneo aveva messo a segno il più grande sequestro di droga della sua storia, fermando il Suv di un 48enne albanese (incensurato)

a.c. 23/06/2022 18:52

Da un controllo di routine a Verzuolo, in periodo di “zona arancione”, era nato il più ingente sequestro di droga mai messo a segno dalla Questura di Cuneo. Ventidue chili e mezzo di cocaina, trovati tra i sedili anteriori del Suv che Marin Dajani stava guidando lungo la strada provinciale la sera del 22 gennaio 2021.
 
Il corriere della droga, albanese di Scutari, si è rivelato essere un insospettabile: quarantotto anni, una famiglia nel Saluzzese e un lavoro stabile, nessun precedente penale. Uno che riga diritto, all’apparenza. Al momento dell’arresto stava lavorando in Svizzera come operaio. Gli agenti che lo avevano fermato intorno alle otto di sera però si erano insospettiti, vedendolo sopraggiungere a forte velocità e poi mostrare segni di nervosismo. L’uomo aveva spiegato di essere diretto verso casa, poco distante, ma si era ammutolito quando i poliziotti avevano cominciato a perquisire l’auto, un Land Rover Discovery. Ad attirare l’attenzione della pattuglia i sedili anteriori, ancorati in maniera inusuale al telaio della macchina con due placche di metallo. Una volta smontati i sedili e rimosse le placche, erano emersi due ampi vani all’interno dei quali si trovavano ventitre panetti di cocaina, avvolti nel cellophane, dal peso variabile tra 500 grammi e un chilo. Un carico dal valore favoloso, attorno al milione e mezzo di euro.
 
Nei giorni scorsi il gip Sabrina Nocente ha condannato Dajani a sette anni di detenzione e al pagamento di una multa da 60mila euro. L’albanese, assistito dagli avvocati Pier Mario Morra e Fabrizio Cardinali, ha chiesto il rito abbreviato: era chiamato a rispondere di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, aggravata dall’ingente quantitativo. Un’imputazione per la quale il sostituto procuratore Francesca Lombardi ha chiesto la condanna a dodici anni di carcere.
 
Da parte della difesa, le richieste vertevano sull’esclusione dell’aggravante: “È un mero corriere occasionale, senza nessun legame con il sistema criminoso. Non aveva percezione di quali fossero il quantitativo e la tipologia dello stupefacente” spiega l’avvocato Morra. Il gup ha in parte riconosciuto la validità dell’ipotesi difensiva, scrivendo nella sentenza che “non sono emersi elementi sufficienti a dimostrare che l’imputato ricoprisse posizioni di maggiori rilievo”. Ciò ha motivato anche la decisione di sostituire la misura carceraria (l’operaio era detenuto a Cerialdo dal giorno dell’arresto) con la detenzione domiciliare. Da parte della difesa è già stato depositato il ricorso in appello.

Notizie interessanti:

Vedi altro