REVELLO - Travolse e uccise uno scooterista a Revello, la pena è di un anno e quattro mesi

L’automobilista aveva “bruciato” uno stop investendo il motorino, guidato da un 53enne cinese. La vittima era sprovvista di patente

a.c. 23/11/2021 16:11

 
Una precedenza non rispettata è all’origine dell’incidente costato la vita a Zheng Yangyao, cittadino cinese, classe 1966, travolto da una Bmw a Revello mentre era alla guida del suo scooter.
 
I carabinieri intervenuti quel 13 luglio del 2019 avevano accertato che l’automobile si trovava già oltre lo stop al momento dell’impatto. Il veicolo procedeva su via San Firmino, in direzione dell’omonima frazione, quando era avvenuto l’urto con il ciclomotore: a chiamare i soccorsi era stato F.M., il conducente dell’auto. All’arrivo del 118 e dei carabinieri Zheng era ancora vigile e cosciente, dopo il ricovero però le sue condizioni si erano aggravate. Il decesso si sarebbe verificato otto giorni più tardi.
 
A seguito di questo tragico avvenimento F.M. si è trovato a rispondere del reato di omicidio stradale. In tribunale un maresciallo dei carabinieri di Revello ha ricordato che nell’immediatezza dei fatti l’automobilista aveva dichiarato di non aver visto nessuno stop. Dai rilievi, erano state riscontrate tracce di frenata compatibili con la direzione di marcia dell’autovettura. Era emerso inoltre che il conducente del ciclomotore era sprovvisto di patente e il mezzo privo di revisione e non assicurato. Per questo erano state elevate contravvenzioni a carico di entrambi i soggetti.
 
La difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Peirone, ha presentato una perizia medico-legale nella quale si sostiene che il decesso di Zheng, pur essendo senz’altro connesso all’incidente, sarebbe stato provocato dalle complicazioni insorte durante il decorso ospedaliero a causa di una polmonite. Una consulenza tecnica di parte ha inoltre escluso che le tracce trovate in prossimità dello stop fossero riconducibili a una frenata da parte di un’automobile come quella di F.M.: secondo il perito di difesa, è corretto parlare di “una corresponsabilità tra i due conducenti” giacché il guidatore del motorino avrebbe potuto comunque avvistare l’auto ed evitare l’impatto.
 
Una tesi rigettata dal pubblico ministero Gianluigi Datta che ha chiesto per l’imputato la condanna a un anno e quattro mesi. Il giudice Elisabetta Meinardi ha accolto la richiesta di pena così come formulata.

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