VERZUOLO - Trentamila euro per un debito dell’ex? L’accusa è di estorsione

“Avevo detto che non mi riguardava, ma lui era minaccioso” racconta la donna che ha denunciato. La moglie dell’imputato: “Non è vero, ci doveva dei soldi”

Piero Coletta 14/05/2025 18:34

Una richiesta di denaro da 30mila euro è all’origine della vicenda che ha portato al processo per estorsione contro Daniele Decolombi, accusato da una donna residente a Verzuolo. L’uomo, pregiudicato di origine sinti, fu arrestato in flagranza nel dicembre dello scorso anno, mentre riceveva una busta con 600 euro dalla presunta vittima. I carabinieri, appostati nelle vicinanze, erano sulle sue tracce da novembre.
 
L’autrice della querela ha parlato di richieste di denaro insistenti, in pagamento di un debito contratto anni prima dal suo ex fidanzato: “Venne al mio negozio a chiedere i soldi, gli dissi che la cosa non mi riguardava ma lui si fece minaccioso”. Frasi come “so dove abiti, che bella macchina ha tuo fratello” o “non farmi diventare cattivo” avevano allarmato la donna, insieme alle ripetute pressioni telefoniche e a riferimenti ad altri procedimenti giudiziari già avviati contro di lui.
 
“Mi facevano paura lui, suo figlio, la presenza sotto casa” racconta la persona offesa, che ha ammesso di aver versato 4.500 euro, fin dal febbraio precedente, prima di decidersi a denunciare. All’inizio la richiesta era di mille euro al mese, poi sarebbero diventati 400 euro per due volte al mese. Per “scalare” le spese lei aveva ceduto anche un furgone, per un valore di 3mila euro. Nell’ultima udienza sono stati ascoltati i testimoni della difesa, che hanno fornito una versione diversa dei fatti. È intervenuto l’ex compagno della donna, il quale ha dichiarato che la cifra non era mai stata richiesta da lui, come sostenuto nella denuncia. Si sarebbe trattato, invece, di un prestito richiesto dalla sua ex compagna e dal padre di lei, intenzionati ad avviare un’officina. L’uomo ha anche precisato di aver già saldato la propria parte del debito.
 
Successivamente ha testimoniato anche la persona che aveva acquistato il furgone. “Mio marito non ha minacciato nessuno, chiedeva solo quel che gli spettava” ha affermato la moglie dell’imputato, salita a sua volta sul banco dei testimoni: “Quella donna - ha aggiunto, riferendosi all’accusatrice - venne con il fratello e la madre, a portarci attrezzature da rivendere per recuperare i soldi”. Nella prossima udienza verranno ascoltati i restanti testi.
 

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