BARGE - Uccise una pensionata per 3 euro, nessuna attenuante per Daniele Ermanno Bianco

Confermata in Cassazione la sentenza a 30 anni per il muratore di Barge. Nel 2019 massacrò a colpi di chiave inglese la 70enne Anna Piccato, nei giardini della chiesa

Andrea Cascioli 15/11/2022 18:58

Uccise una pensionata di 70 anni per rapina, con un misero bottino di 3 euro e 22 centesimi. La Cassazione ha reso definitiva la condanna a 30 anni di carcere per Daniele Ermanno Bianco, processato per un delitto compiuto a Barge il 23 gennaio 2019.
 
Nel respingere l’ultimo ricorso della difesa, riferisce l’Ansa, i giudici della suprema corte hanno confermato che l'uomo non merita le attenuanti generiche per “la particolare gravità del fatto”, per “l’intensità dell’elemento soggettivo” e per “la condotta di totale disinteresse per la vittima”. La donna, Anna Piccato, fu aggredita alle spalle nei giardini d’Annonay, dietro alla chiesa parrocchiale. L’assassino la colpì più volte alla testa con una chiave inglese: la vittima aveva appena ricevuto gli spiccioli come resto di una consumazione al bar del paese. I giudici hanno ricordato che Bianco e la vittima si conoscevano da tempo e che in precedenza lei “aveva mostrato umana comprensione ed attenzione per i problemi personali dell’imputato”. Anna Piccato, per tutti Anita, era una pensionata dell’Indesit molto nota in paese anche per la sua attività di volontaria della Croce Rossa. Il suo orrendo e apparentemente inspiegabile delitto aveva lasciato attonita l’intera comunità locale.
 
Le immagini delle telecamere avevano consentito di individuare già poche ore dopo il sospettato per il suo omicidio nella persona del 41enne Bianco, uno sbandato residente in paese e gravato da vari precedenti penali per furti e reati minori. Arrestato dai Carabinieri nella notte del 24 gennaio e interrogato dal pm Alberto Braghin, Bianco aveva infine confessato l’omicidio, dopo che dagli esami biologici erano emerse tracce di sangue e Dna della vittima sulle scarpe e lo zaino che indossava. Il suo difensore, l’avvocato Davide Ambrassa, aveva chiesto e ottenuto dal giudice una perizia psichiatrica che ha confermato come l’assassino fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto.
 
Il processo di primo grado a Cuneo si era concluso con una condanna all’ergastolo. In appello la pena era stata ridotta a trent’anni: in entrambi i gradi di giudizio il processo si era celebrato con in abbreviato e quindi con uno sconto di pena per la scelta del rito, una possibilità che nello stesso 2019 il legislatore ha escluso per i reati punibili con l’ergastolo. Con la sentenza odierna si chiude la vicenda giudiziaria. I parenti della vittima, costituiti parti civili con l’avvocato Francesco Bosco, avranno diritto ai danni.

Notizie interessanti:

Vedi altro