SALUZZO - Un tredicenne denuncia: “Il vicino mi ha toccato nelle parti intime”

Per quanto sarebbe accaduto in una borgata della val Varaita, un uomo è a processo per violenza sessuale su minore: “Ci implorò di non denunciarlo” dicono i genitori

a.c. 07/06/2023 18:30

Lo scenario è una borgata della val Varaita, uno di quei luoghi in cui ci si conosce tutti e, di solito, ci si rispetta a vicenda. Qui, nella primavera di tre anni fa, un adolescente è tornato a casa dicendo alla madre qualcosa di terribile su un vicino: “È un pedofilo”. Non era il frutto di una fantasia da ragazzi, sostiene la donna: “Lui era molto scosso, mi sono accorta subito che qualcosa fosse successo perché aveva addosso un forte odore di colonia da uomo. Un profumo che in casa nessuno usava”.
 
Il giovane aveva all’epoca tredici anni. L’uomo in questione è un residente della zona, che la famiglia incontrava tutti i giorni, mentre lui si recava in una stalla vicina per badare ai suoi animali. Proprio in un fienile adiacente a quel caseggiato sarebbe avvenuta la molestia: mentre il ragazzino scendeva da una scala, l’adulto l’avrebbe abbracciato baciandolo sul collo e palpeggiandolo sulle parti intime. La presunta vittima aggiunge che in seguito, per evitare conseguenze, il vicino gli aveva dato una moneta da due euro, e gli aveva anche offerto altri dieci euro se fosse ritornato nel pomeriggio. “Anche nelle settimane seguenti aveva scatti di rabbia, come se cercasse di divincolarsi. Quando passavamo davanti al fienile dava pugni alla porta” racconta di fronte ai giudici la madre.
 
Con quel compaesano non c’era mai stato nulla di cui lamentarsi fino a quel momento, assicurano entrambi i genitori. Dopo quanto accaduto l’intera famiglia si era recata da lui per avere spiegazioni: “Disse che era ubriaco e che non bisognava fare troppo caso a quello che dicono i ragazzini, perché a volte si inventano le cose” ricorda ancora la mamma. In quell’occasione, suo figlio aveva buttato in terra i due euro che sosteneva di aver ricevuto da lui. Qualche giorno dopo, però, era stato l’accusato a rifarsi vivo: “Si presentò - dice il padre del tredicenne - implorandoci di non andare dai carabinieri, perché gli avremmo rovinato la vita. Disse che aveva solo ‘aiutato’ nostro figlio a scendere dalla scala”. Quanto al resto, la coppia aveva già deciso di non sporgere denuncia per evitare ulteriori traumi all’adolescente.
 
Un anno dopo sarebbe stato lui stesso a confidarsi con un insegnante della scuola che frequentava a quell’epoca. Il docente spiega di aver subito allertato la preside e incontrato i genitori il mattino dopo: “Il ragazzo diceva di essere molto turbato all’idea di incontrare di nuovo quella persona in paese”. Le stesse confidenze le aveva già raccolte un suo coetaneo, il migliore amico, al corrente di tutto: “Un giorno mi aveva telefonato, dicendo che voleva parlarmi di una cosa importante. Mi disse però di non raccontarlo a nessuno per non causagli problemi. Io non ne avevo parlato neanche con mia madre prima della denuncia”.
 
Oggi la famiglia non abita più in quella borgata. Nella scelta di trasferirsi ha avuto un peso decisivo ciò che era accaduto con il vicino, affermano tutti e due i genitori: “Passava due volte al giorno sotto al nostro balcone. Questo procurava stress a nostro figlio, anche se non c’è più stato nessun contatto. Avevamo necessità di cambiare aria”. Il 7 febbraio del prossimo anno la corte ascolterà l’esame dell’imputato, prima della conclusione dell’istruttoria e della discussione del caso.

Notizie interessanti:

Vedi altro