VERZUOLO - Verzuolo, picchiò un ragazzo perché credeva lo stesse riprendendo: condannato un buttafuori

Il giovane, un allievo carabiniere residente a Centallo, era stato colpito da un violento schiaffo all’orecchio durante una sagra paesana a Falicetto

a.c. 18/12/2020 20:10

 
Credeva di essere ripreso dalla videocamera di un telefono cellulare, per questo affrontò l’autore del presunto sgarbo colpendolo con uno schiaffo. Il responsabile dell’aggressione, sanzionata dal tribunale di Cuneo con una condanna per lesioni, è un 41enne albanese residente a Cuneo.
 
Il 30 aprile 2017 N.M. svolgeva la sua attività di addetto alla sicurezza durante la festa della birra a Falicetto, nel comune di Verzuolo. La parte offesa, un allievo carabiniere di 19 anni residente a Centallo, vi si era recato insieme a un gruppo di coetanei. Mentre si accingevano a lasciare il luogo della festa, i ragazzi si sarebbero trattenuti vedendo che era in corso una colluttazione tra i buttafuori e un avventore.
 
Gli amici del 19enne hanno raccontato al giudice di aver visto uno dei due addetti alla sicurezza avvicinare il ragazzo dopo che dal suo telefonino era scattata la luce di un flash. Con fare aggressivo il buttafuori avrebbe preteso di vedere il cellulare, accusando l’altro di essere intento a riprenderlo o fotografarlo: a un certo punto, dopo averlo strattonato per la manica della giacca, gli avrebbe tirato un violento schiaffo all’orecchio. Accompagnato all’ospedale di Savigliano, il 19enne ne era uscito con una prognosi di 22 giorni per un trauma all’orecchio e al collo. In seguito aveva presentato la denuncia a carico dell’albanese, sostenendo peraltro di non averlo mai ripreso o fotografato: il flash del cellulare sarebbe scattato a seguito della notifica di ricezione di un messaggio.
 
L’imputato non ha negato il suo disappunto per il comportamento attribuito al giovane: “Aveva violato la mia privacy e mi aveva risposto in modo molto sgarbato” ha spiegato in aula, negando però di averlo colpito. Stando alla sua versione, N.M. si sarebbe limitato ad afferrare la mano del suo interlocutore dopo aver constatato che stava in effetti riprendendo con il cellulare: nel tentativo di svincolarsi dalla presa, il centallese avrebbe sgualcito la manica del giubbotto, senza che il buttafuori lo colpisse in alcun modo. Le stesse circostanze sono state descritte dall’altro componente della security e da un testimone estraneo ai fatti, i quali hanno affermato di non aver visto nessuno scambio di colpi tra i due.
 
Per il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, tuttavia, i referti medici e le stesse dichiarazioni dell’imputato avvalorano la versione della parte offesa: “Sorvolando sul fatto che afferrare qualcuno per costringerlo a esibire un oggetto di sua proprietà configura comunque il reato di violenza privata, - ha spiegato il procuratore - le lesioni sono da ritenersi frutto di un’azione compiuta dall’imputato”. A fronte della recidiva specifica, il pm ha chiesto per N.M. la condanna a nove mesi di carcere.
 
Alla richiesta si è associata il patrono di parte civile, l’avvocato Patrizia Fagioli, osservando come “la documentazione medica che non parla di un semplice colpo di frusta ma di uno schiaffo a mano aperta che ha provocato problemi di udito e fischi nell’orecchio per parecchi giorni a seguire”. L’avvocato Fabrizio Di Vito, rappresentante della difesa, ha invece attribuito al suo assistito “una condotta illegittima ma che non configura il reato di lesioni”: N.M. avrebbe reagito solo perché convinto di essere oggetto di riprese.
 
Il giudice Emanuela Dufour, accogliendo l’impianto accusatorio, ha emesso un verdetto di colpevolezza e condannato l’albanese a nove mesi di reclusione e a risarcire 2500 euro alla parte offesa in via provvisionale.

Notizie interessanti:

Vedi altro