SAVIGLIANO - Accusato di essersi introdotto tre volte in casa della ex ragazza, è assolto dall’accusa di stalking

Protagonista un pluripregiudicato residente a Savigliano, che cercava in ogni modo di riconquistare l’amore perduto. Per lui solo una condanna per molestie

a.c. 02/11/2020 20:48

 
L’idea che possa esistere uno stalker “gentile” senza dubbio stride con le tragedie e l’orrore che la cronaca troppo spesso ci consegna. Ma si può affermare che il caso di E.N., un cittadino albanese residente a Savigliano, rappresenta un’anomalia rispetto alla triste “normalità” di questi processi.
 
L’uomo, pluripregiudicato per lesioni e altri reati, è tornato davanti al giudice dopo la denuncia presentata dalla sua ex fidanzata per fatti risalenti all’estate del 2019. La donna lo accusava in particolare di essersi introdotto nel suo domicilio per ben tre volte: in due occasioni suonando il citofono per chiedere un chiarimento, nell’ultimo caso addirittura aprendo la porta mentre lei stava dormendo. Solo a quel punto, esasperata dalle continue avances, lei si era risolta a sporgere quella querela su cui in precedenza aveva voluto soprassedere proprio per non mettere l’ex di nuovo nei guai.
 
L’atteggiamento di E.N., secondo quanto ricostruito dal sostituto procuratore Carla Longo, sarebbe stato volto a ricucire i rapporti “con le buone o con le cattive, ricorrendo ad avances, complimenti, frasi fatte, ma anche a condotte più aggressive sintetizzate da frasi come ‘procurati un avvocato’. La degenerazione di una gelosia morbosa che la parte offesa aveva subito già nel corso del loro rapporto”. A supporto delle accuse la rappresentante della Procura ha citato le testimonianze di diverse persone che avevano riferito di aver assistito alle discussioni tra i due, talvolta concluse in maniera animata. Già in fase di indagini queste insistenze erano costate all’imputato una misura cautelare, dal momento che il divieto di avvicinamento imposto dall’autorità giudiziaria era stato violato in più occasioni.
 
A sostegno della richiesta di pena, fissata dal pubblico ministero in due anni e sei mesi, il patrono di parte civile ha rimarcato il fatto che la querela fosse arrivata solo a seguito dell’episodio più grave della violazione di domicilio. Una circostanza che peraltro avrebbe influito sulla decisione della donna di cambiare casa.
 
Per contro, la difesa ha sostenuto che le condotte poste in essere non configurassero l’ipotesi di stalking aggravato individuata dalla Procura ma al massimo una molestia: “Si trattava perlopiù di telefonate e la stessa persona offesa ha chiarito che E.N. la contattava per chiederle scusa e per chiarirsi. In ogni caso, quando si sono incontrati si è allontanato ogni volta che gli è stato richiesto di farlo”.
 
Il giudice Alice Di Maio ha derubricato il contestato stalking nel reato di molestia, condannando l’imputato a sei mesi di arresto oltre al pagamento di 2mila euro di provvisionale e dei danni civili e assolvendolo invece per l’altro capo d’imputazione relativo alla violazione di domicilio.

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