SAVIGLIANO - Accuse di violenza privata, assolto l’’uomo del Settecento’ dopo la lite con una ciclista

Quando risiedeva a Savigliano il 64enne era noto per l’abitudine di passeggiare in abiti del XVIII secolo. Un battibecco in piazza del Popolo gli è costato il processo

a.c. 15/10/2020 17:18

 
Considerando la mise che ha reso l’imputato una piccola celebrità locale nel periodo in cui risiedeva a Savigliano, più che una sentenza ci si sarebbe potuti aspettare un duello stile Barry Lindon.
 
Ma c’è stato ovviamente bisogno dell’intervento del giudice per dirimere la controversia che opponeva il 64enne M.Z. a una 28enne saviglianese che lo ha denunciato per violenza privata. Ex guardia forestale in pensione oggi trasferitosi a Demonte, l’imputato era conosciuto in città sia per l’abitudine di passeggiare in abiti da gentiluomo del XVIII secolo, sia per le sue frequenti “crociate” contro i ciclisti indisciplinati: una di queste reprimende era appunto all’origine del procedimento.
 
I fatti risalgono all’8 marzo dello scorso anno, quando M.Z. aveva redarguito la giovane rea - a suo dire - di aver attraversato sulle due ruote l’area pedonale del ‘Molo’ in piazza del Popolo. La ragazza si era difesa affermando di essersi fermata a cavalcioni della bici sul marciapiede solo per rispondere a una telefonata, ma “l’uomo del Settecento” non avrebbe sentito ragioni, strattonandola e obbligandola a scendere. Nel fare tutto questo, ha riferito l’autrice della querela, le si sarebbe anche parato davanti bloccando la ruota della sua bicicletta e offendendola con un’allusione sessuale. Di qui la denuncia, scaturita dopo un successivo battibecco con M.Z. che aveva coinvolto anche il fidanzato della donna circa mezzora dopo.
 
Nell’udienza odierna, un amico di M.Z. che affermava di aver assistito al diverbio a qualche metro di distanza ha smentito la ricostruzione accusatoria: “Lui è sempre rimasto al fianco della ragazza, senza toccarla e senza mai impedirle di andarsene”. Il testimone ha menzionato diversi particolari della vicenda, senza però riuscire a ricordare, su domanda del pubblico ministero, di che tipo fosse la bicicletta della ragazza. Lo stesso imputato ha fornito la propria versione dei fatti, precisando di essersi limitato a stigmatizzare quello della giovane come “un comportamento infantile”, senza però offenderla: “Dopo pochi minuti l’avevo vista tornare in compagnia di un uomo che mi aveva minacciato prima ancora che potessi dire qualcosa. Avevo atteso di potermi allontanare per poi chiamare i carabinieri”.
 
L’”uomo del Settecento” ha rivendicato anche davanti al giudice la sua attività di censore dei comportamenti scorretti sulle due ruote: “Da quando mi ero trasferito a Savigliano avevo notato l’abitudine dei ciclisti di transitare sui marciapiedi senza nessun riguardo per i pedoni. Non è solo un problema di bon ton, è una specie di dispetto infantile verso le istituzioni che riguarda in particolare i giovani”. Il 64enne, tuttavia, non aveva mai subito denunce per questo, anzi ha sostenuto di essere stato lui a presentare svariate querele per minacce: “Mi hanno anche aggredito tre volte”.
 
A suo carico il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto la condanna a quattro mesi di reclusione, giudicando attendibile la versione della parte offesa: “Che l’imputato abbia buoni propositi nel far rispettare la viabilità è buona cosa, ma non lo è il fatto che pretenda di sostituirsi a chi avrebbe il potere di far rispettare le regole”. L’avvocato Laura Mana, difensore di M.Z., ne ha domandato invece l’assoluzione sottolineando la presenza di un testimone che smentiva l'accusa.
 
Il giudice Emanuela Dufour, al termine del procedimento, ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste.

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