RACCONIGI - Botte ai carabinieri dopo la lite col padre ubriaco: condannato un ventenne

I militari erano intervenuti per sedare un violento diverbio in famiglia: ‘Ci insultava dal balcone e ha lanciato una caffettiera contro la volante’

a.c. 04/02/2020 20:20

 
Era stato il padre, un 48enne di origini rumene residente a Racconigi, a chiedere l’intervento dei carabinieri per sedare la violenta lite con A.S., all’epoca dei fatti appena diciottenne. All’origine del diverbio, sfociato in rissa, lo stato di disordine della cucina: il 48enne accusava il giovane di non fare abbastanza in casa, il figlio dal canto suo era risentito per lo stato di pesante ubriachezza di suo padre.
 
Anche i militari, intervenuti con una pattuglia da Cavallermaggiore, avevano potuto constatare gli effetti dell’animata discussione tra i due: “In casa c’erano stoviglie e mobili in frantumi. Il padre di A.S. era in strada, odorava di alcol e diceva di essere stato malmenato da suo figlio che poi si era barricato in casa. Quest’ultimo si è mostrato da subito molto aggressivo” ha raccontato il brigadiere Nicolò Pira. Il brigadiere aveva cercato dapprima di identificare il ragazzo, ottenendo in risposta una serie di insulti. Poi, vedendolo intenzionato a sferrare un pugno contro suo padre, si era frapposto tra i due venendo colpito da A.S. e riportando una lacerazione al labbro.
 
Il giovane in seguito si era chiuso in casa insieme all’amica che era con lui e aveva rifiutato di uscire fino all’arrivo di una seconda volante del 112: “Era affacciato al balcone e ci ingiuriava. Ha anche lanciato una caffettiera contro l’auto di servizio, senza colpirla” ha aggiunto il carabiniere. Al sopraggiungere della pattuglia di supporto, A.S. era uscito accompagnato dalla ragazza ed era poi stato arrestato, a detta dei militari, dopo aver tentato un’aggressione nei confronti di uno di loro.
 
L’imputato, attualmente detenuto in carcere per altra causa, non ha negato di aver rivolto numerose offese ai carabinieri né di essersi sottratto all’identificazione: “Ero arrabbiato con mio padre, che in precedenza mi aveva quasi accoltellato alla gola. Non era la prima volta che si presentava ubriaco in casa mentre ero in compagnia di una ragazza: ha problemi con l’alcol da quando ero piccolo e ciò è spesso stato causa di liti in famiglia”. A.S., tuttavia, ha negato aver voluto colpire Pira.
 
“Un contraddittorio stentato, faticoso e preordinato per sminuire una vicenda che va valutata nella sua giusta gravità” secondo il pubblico ministero Raffaele Delpui. La difficile situazione familiare, ha obiettato il rappresentante della Procura, “non è oggetto del processo ma è il presupposto della successiva richiesta di intervento”, sfociata nella violenta reazione del giovane contro gli operatori del 112. Per lui, accusato di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, è stata richiesta la condanna a un anno e sei mesi.
 
L’avvocato Marianna Montarolo ha sottolineato lo stato di particolare alterazione in cui si trovava il ragazzo e sostenuto che si potesse escludere l’aggravante per le lesioni: “È evidente che si è trattato di un evento accidentale, mancava la volontà di colpire il brigadiere. Parliamo del resto di lesioni di scarsa entità e strettamente connesse all’altra imputazione contestata, la resistenza a pubblico ufficiale”.
 
A.S. è stato infine condannato dal giudice Marco Toscano a sette mesi di reclusione, con pena sospesa e il riconoscimento delle attenuanti generiche.

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