RACCONIGI - Evase dai domiciliari il giorno dell’arresto per prendere la vicina a ombrellate: condannato

Protagonista un uomo residente a Racconigi. Era stato sottoposto a misura cautelare per il furto di una bici, ma poche ore dopo ci è “ricascato”

a.c. 23/05/2023 19:30

Dai domiciliari al carcere nello stesso giorno per due reati diversi: è una sorta di “record” quello di D.N., un uomo residente a Racconigi, condannato stamane dal tribunale di Cuneo per l’aggressione a una vicina di casa.
 
Nei confronti della donna, ha spiegato nella requisitoria il pubblico ministero Alessandro Borgotallo, l’imputato aveva maturato una vera e propria ossessione: “È possibile che la persona offesa all’inizio abbia sottovalutato le parole di un corteggiatore insistente, ma la sua ansia è emersa in seguito”. In aula la donna ha riferito che il vicino l’aveva già pedinata più volte e in un’occasione l’aveva fatta oggetto di un lancio di pietre. Più volte si era presentato a suonare il campanello della sua porta, anche di notte. Quel giorno, però, l’uomo non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi sul pianerottolo: nella stessa mattina, infatti, era stato arrestato per il furto di una bicicletta e posto agli arresti domiciliari. Così il rappresentante dell’accusa ha ricostruito i fatti successivi, scaturiti da una lite tra i due protagonisti della vicenda: “D.N. si è impossessato di un oggetto atto ad offendere come un ombrello, puntandolo al viso di una persona con cui aveva già avuto un contatto fisico. Le lesioni cagionate sono chiaramente volontarie”.
 
A giudizio dell’avvocato Fabio Aprea, patrono della parte civile, le successive lettere inviate dal carcere confermano la responsabilità dell’imputato: vi si leggevano frasi come “non ti darò mai più fastidi, farò la mia vita”, “io non volevo farti male, mi hai denunciato e sto rischiando quattro anni di galera” o ancora “io ti amo e tu lo sai”. Di tenore opposto le argomentazioni addotte dall’avvocato difensore Giulia Dadone, secondo cui “la deposizione della signora non regge al vaglio di credibilità. Ha inoltre ribadito in più occasioni di non aver avuto paura perché, dice, ‘non l’ho mai preso sul serio’”. La supposta inattendibilità della persona offesa emergerebbe anche in relazione al racconto dell’aggressione con l’ombrello: “La dinamica è quella descritta da D.N.: c’è sicuramente stata una discussione, con animi surriscaldati da entrambe le parti. Mentre discutevano la signora ha preso l’ombrello di lui e nella colluttazione è stata colpita”.
 
Il giudice Elisabetta Meinardi ha ritenuto provata la responsabilità dell’uomo quanto all’imputazione di lesioni, condannandolo a un anno di carcere e a risarcire con 5mila euro la persona offesa. È stato invece assolto dall’accusa di stalking: la Procura aveva domandato, per entrambi i reati, la pena complessiva di due anni e otto mesi di detenzione. In altra sede l’imputato ha già definito la sua posizione in merito alla contestata evasione.

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