SAVIGLIANO - Il figlio dei vicini si ferì sul suo trattore, agricoltore condannato per omissione di soccorso

Il ragazzino è rimasto invalido. Secondo l’accusa, l’imputato aveva cercato di evitare l’intervento del 118 perché non era assicurato

a.c. 15/11/2019 19:17

 
Il dramma di quella sera per una giovane madre era cominciato con una telefonata: “Mamma corri, vienimi a prendere. Non mi sento più i piedi”. A parlare era suo figlio, allora quattordicenne, che da quella sera d’estate di alcuni anni fa non ha più camminato senza le sue stampelle.
 
“Ha subito sedici interventi, ma non tornerà mai più come prima” ha raccontato la madre piangendo, davanti al giudice: “Gli piaceva tanto correre, faceva la vita di tutti i ragazzini del mondo. Ora perfino prendere un pullman o un treno diventa un disastro”. Il perito medico ha certificato un indebolimento permanente della capacità motoria, confermando che difficilmente ci sarà un pieno recupero in futuro.
 
Colpa di quel maledetto incidente sul trattore del vicino, che a un adolescente è costato un bel po’ della sua libertà e a un agricoltore del Saviglianese un processo per lesioni personali colpose gravi e omissione di soccorso. A denunciarlo è stata la madre del ragazzo, convinta che l’uomo avesse fatto di tutto per evitare di chiedere assistenza medica, dal momento che il vecchio trattore che guidava non era assicurato: “Siamo vicini di casa e mio figlio era da lui tutti i giorni, aveva una grande passione per la campagna. Più tardi mi ha confessato che il contadino gli aveva addirittura fatto guidare il trattore altre volte”.
 
Secondo la ricostruzione dei periti dell’accusa, è verosimile che il passeggero si trovasse dietro al guidatore del veicolo, con i piedi appoggiati alle aste metalliche che collegano il trattore all’attrezzatura posteriore. Una manovra azzardata avrebbe provocato una sorta di ‘cesoiamento’ agli arti inferiori del giovane. “Quando l’ho trovato nel campo e ho cercato di chiamare il 118, - ha aggiunto la madre - il vicino mi ha detto ‘tira giù, così mi mangi la cascina’. Mi aveva suggerito di portarlo a casa e mettergli un cerotto, e invece lui stava morendo dissanguato”. L’ambulanza, chiamata da un altro vicino, sarebbe arrivata dopo altri interminabili minuti. Anche in seguito la famiglia dell'imputato avrebbe fatto pressioni perché non emergesse la verità: “Il fratello è venuto il giorno dopo in ospedale e ha insistito perché concordassimo una versione falsa, perché il trattore non era assicurato”.
 
L’agricoltore ha smentito di aver mai cercato di ritardare i soccorsi: “Al contrario, sono stato io il primo a preoccuparmi e a insistere perché venisse chiamata l’ambulanza. Anche se il ragazzo mi aveva detto di sentire solo un formicolio ai piedi e non lo vedevo sanguinare”. Quanto all’intervento di suo fratello, si sarebbe trattato di un’iniziativa di cui lui non era mai stato messo al corrente.
 
Al termine dell’istruttoria, il pubblico ministero Davide Fontana ha parlato di una vicenda surreale nei suoi sviluppi successivi all’incidente: “Non mi era mai capitato di assistere, davanti a una scena così drammatica, a una tale negligenza”. A fronte dell’evidente gravità dell’infortunio, ha aggiunto, chi ne era responsabile si sarebbe preoccupato solo di salvaguardare la sua posizione patrimoniale. “È indubbio che ci sia stata una sottovalutazione dei rischi, ma non accettiamo la patente di delinquenti” ha replicato l’avvocato Matteo Ponzio, legale dell’imputato: “Tutti i soggetti intervenuti, compresa la madre, hanno allo stesso modo sottovalutato la situazione e indugiato prima di chiedere l’assistenza del 118. Non si può parlare di omissione di soccorso perché non c’è un dolo”.
 
Di diverso avviso il giudice Sandro Cavallo, che ha condannato l’agricoltore per entrambi i capi d’accusa, comminando la pena di cinque mesi per le lesioni e di altri sei mesi per l’omissione di soccorso.

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