CAVALLERMAGGIORE - Maltrattamenti e violenze sessuali alla moglie: “Non riesce ad avere figli”

La sentenza del tribunale contro un indiano sikh di Cavallermaggiore. La donna lo aveva raggiunto in Italia dopo anni, ma presto sono iniziate le incomprensioni

a.c. 18/05/2023 16:55

Alle origini dei maltrattamenti, delle liti in famiglia e perfino di un episodio di violenza sessuale ci sarebbe stata l’impossibilità di avere figli insieme: questa, sostiene l’accusa, l’ossessione che ha consumato a poco a poco il rapporto tra due coniugi indiani sikh residenti a Cavallermaggiore.
 
Lui, H.S., è stato condannato dal tribunale alla pena di otto anni e due mesi di carcere per due dei tre capi d’accusa contestati, maltrattamenti e violenza sessuale. Una pena superiore a quella, di sei anni e tre mesi, che il sostituto procuratore Francesca Lombardi aveva domandato al termine dell’istruttoria. Dando credito a una ricostruzione basata, soprattutto, sulla testimonianza della persona offesa: “Una donna prostrata e sofferente. Da parte sua non c’è volontà di rivalsa verso il marito ma la volontà di smarcarsi, rispetto a una situazione che provocava sofferenza fisica ed emotiva”. La denuncia era arrivata nell’aprile del 2020, in piena emergenza Covid: lei parlava pochissimo italiano e solo da un paio d’anni conviveva con il marito allevatore, sposato diverso tempo prima in India. Un quadro di forte isolamento sociale, secondo il pm.
 
Ai carabinieri aveva raccontato, più a gesti che a parole, di essere stata strattonata dal marito. Benché i militari non avessero notato segni visibili di percosse avevano richiesto l’intervento del 118. Dopo la visita, con una prognosi di sette giorni, era scattato il protocollo antiviolenza e la signora era stata collocata in casa protetta. In sede di incidente probatorio si è soffermata sui fatti che aveva denunciato: minacce, percosse, ingiurie. Anche un episodio di violenza sessuale, quando il marito, ha ricordato, l’aveva afferrata per i polsi e gettata sul letto, afferrandola alla gola per impedirle di urlare. “Il trait d’union di queste condotte era la difficoltà per la coppia di avere dei figli” ha specificato il procuratore, menzionando anche i problemi di alcolismo dell’uomo che la moglie aveva documentato in video.
 
L’avvocato Elena Gontero, patrono di parte civile, ha ricordato come già l’anno precedente la donna si fosse recata al pronto soccorso per una lesione, attribuita a “una caduta in terra”: all’epoca la prognosi dei sanitari era stata di trenta giorni. “Non aveva reti sociali a cui affidarsi, trovandosi in una casa dove non aveva nemmeno la possibilità di gestire i soldi” ha argomentato l’avvocato. Per conto della sua assistita il legale aveva chiesto una provvisionale di 50mila euro: il tribunale l’ha fissata nella somma di 25mila euro, più il risarcimento danni da liquidare.
 
La difesa dell’avvocato Alessandra Piano aveva prospettato una ben diversa versione dei fatti: “Probabilmente la signora si aspettava una vita diversa in Italia. Separarsi in una situazione di quel genere era però impossibile, perché non aveva un lavoro e non conosceva l’italiano. Ha quindi trovato una ‘soluzione alternativa’ che le ha permesso di rendersi indipendente e vivere in maniera autonoma”. Nei confronti dell’imputato, ha sostenuto il suo legale, nessuna prova della violenza e dei maltrattamenti se non le dichiarazioni della persona offesa: “Se fosse vera una minima parte del racconto, si sarebbero dovuti rinvenire almeno ecchimosi e graffi”.
 
Nel periodo trascorso in casa protetta, l’ormai ex moglie dell’imputato ha imparato l’italiano e ha potuto sostenere, con successo, l’esame di terza media.

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