Era la “nonna pianista” di Tú sí que vales, il popolare talent show di Canale 5 condotto da Belen Rodriguez. Nerina Peroni, 82 anni da Savigliano, musicista ed ex insegnante di pianoforte, si è spenta la scorsa notte nella residenza Chianoc.

 

In gioventù aveva studiato al Conservatorio di Torino e intrapreso una carriera musicale di successo fino alla metà degli anni Novanta. Nel 1996 l’ultimo concerto seguito da un malore che l’aveva indotta ad abbandonare le scene, due anni prima del previsto. Da allora aveva accantonato la passione della sua vita: “Ho smesso di suonare e mi sono convinta che non mi importasse più” avrebbe rivelato.

 

Trascorsi vent’anni di inattività in campo musicale, con l’arrivo in casa di riposo nel novembre 2019 è stato un incontro casuale a riaccendere la fiammella. Un’infermiera della residenza, figlia del fondatore del coro Milanollo Sergio Chiarlo, aveva riconosciuto l’anziana e insistito per sentirla suonare. Appena rimesse le mani sulla pianola, Nerina aveva capito che avrebbe dovuto riprendere a fare ciò che amava di più. Così ha ricominciato con i concerti: all’Anima Festival di Cervere, dove si era esibita l’estate scorsa sulle note di Ignazio Paderewsky, un successo strepitoso.

 

Tanto da indurre il talent di Canale 5 a selezionarla tra gli artisti in gara per un montepremi di 100mila euro. Nerina si era esibita nell’ottava puntata del programma a ottobre, di fronte alla giuria speciale composta da Maria De Filippi, Rudy Zerby, Teo Mammucari e Gerry Scotti, e a quella popolare guidata da Sabrina Ferilli. Anche qui l’anziana pianista, cimentatasi con la “Sonata N.11 Alla Turca” di Wolfgang Amadeus Mozart, aveva commosso e conquistato il pubblico con tanto di standing ovation. Approdata in finale con il voto positivo di tutti i giurati, si era esibita un’ultima volta con la “Danza Ungherese n.5” di Brahms.

 

Non ha conquistato il premio televisivo, ma la sua straordinaria favola è rimasta nei cuori di milioni di spettatori, dimostrando a tutti che esistono talenti senza età. E che la passione per la vita può sbocciare anche tra le mura di una casa di riposo.