RACCONIGI - Per salvare suo fratello investì il padre del rivale in amore: condannato un sommarivese

All’origine della vicenda un “chiarimento” tra marito e amante a Racconigi. Dalla rissa si era passati alle minacce con il coltello e poi all’investimento

a.c. 30/08/2021 18:50

 
Doveva rispondere dei reati di lesioni e fuga dopo un investimento il sommarivese A.L., imputato davanti al tribunale di Cuneo per fatti risalenti al febbraio del 2016.
 
La vicenda che lo ha portato a processo è un intreccio sentimentale riguardante lo stesso A.L., sua moglie e un uomo di Racconigi che aveva all’epoca intrapreso una relazione con la donna. L’imputato aveva chiesto e ottenuto un “chiarimento” dal rivale, avvenuto presso l’abitazione di quest’ultimo. Ad accompagnare A.L. c’erano la moglie e il fratello. Ben presto però il confronto tra i due sarebbe degenerato al punto che A.L., dopo una breve colluttazione, era rientrato in auto investendo in retromarcia il padre dell’altro uomo e il suo stesso fratello e dandosi poi alla fuga.
 
In aula il fratello dell’imputato ha spiegato di averlo accompagnato su richiesta della cognata. I suoi timori che l’incontro potesse degenerare in rissa si erano presto materializzati: “L’ex amante aveva dato uno schiaffo a mio fratello, che aveva reagito picchiandolo a sua volta. Nel frattempo suo padre si era portato alle mie spalle puntandomi un coltello alla gola, per convincere mio fratello a desistere dall’aggressione”. Solo a quel punto, ha spiegato il teste, A.L. sarebbe rientrato in auto innestando la retromarcia e travolgendo entrambi: “Mi disse in seguito di averlo fatto per disarmare il mio aggressore, dal quale avevo ricevuto anche un calcio in testa nel tentativo di sottrargli il coltello caduto in terra. All’ospedale mi venne poi diagnosticata una frattura alle costole a seguito dell’investimento, ma non ho denunciato nessuno”.
 
La donna, tuttavia, ha sostenuto che il marito - dal quale ha in seguito divorziato - avrebbe cercato di investire anche lei e il suo amante. Inoltre tutti e quattro gli uomini presenti sarebbero stati armati: per convincerla a non menzionare questo particolare, il suo spasimante le avrebbe in seguito consegnato una somma in denaro.
 
All’esito delle dichiarazione rese dai testimoni era stato lo stesso pubblico ministero Luigi Dentis a chiedere l’assoluzione per entrambi i capi d’imputazione. “Il fatto deve ritenersi scriminato perché A.L. si è mosso vedendo il fratello in pericolo e non avrebbe potuto fare altro” ha concluso il rappresentante dell’accusa, chiedendo altresì a carico della parte offesa e di suo padre la trasmissione degli atti in Procura per le ipotesi di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari. A queste conclusioni si è associata la difesa, con l’avvocato Marengo.
 
Il giudice Emanuela Dufour, tuttavia, ha deciso altrimenti, condannando A.L. a dieci mesi per le lesioni e assolvendolo per la sola imputazione di fuga. A carico del fratello dell’imputato è stata inoltre disposta la trasmissione degli atti in Procura per la valutazione su un possibile rinvio a giudizio.

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