SAVIGLIANO - Prigioniera della gelosia del marito, lo denuncia per maltrattamenti

‘Mi impediva anche di vedere mia madre, diceva che era una poco di buono perché ha divorziato’ racconta la donna, rievocando un passato di botte e scenate

a.c. 11/03/2020 13:13

 
“Non avevo più una vita già subito dopo il matrimonio, non potevo uscire da sola, frequentare le mie amiche, fare qualsiasi cosa senza di lui”: a parlare è una donna ha ricostruito così, davanti al giudice, la convivenza breve e difficile con il suo ex marito, oggi a processo per maltrattamenti in famiglia.
 
Due anni di aggressioni verbali quotidiane, di assurde scenate di gelosia e qualche volta di schiaffi e calci. Un clima di paura che, secondo la versione dell’ex moglie, non avrebbe risparmiato nemmeno gli affetti più cari: “Nel dicembre 2017 ero a pranzo da mia madre. Avevamo litigato, lui mi chiamò perché era senza chiavi di casa. Io tornai subito ma non dissi che ero da mia madre perché lui sosteneva che fosse una poco di buono, in quanto divorziata. Così gli raccontai che ero andata in giro per Savigliano. Appena rientrati in casa mi picchiò facendomi cadere a terra e continuò ad assestarmi calci alle gambe e all’addome. Mi strinse i polsi per prendermi a schiaffi, mi diede anche un pugno sul labbro”.
 
Un episodio di violenza tra i tanti che avrebbero costellato quel periodo, fra maggio 2016 e gennaio 2018, in cui la coppia aveva abitato assieme in due diversi comuni del Saviglianese. “Lavoravo solo io e lo mantenevo, lui non avrebbe accettato nessun impiego se non quello di parrucchiere, anche se non aveva nemmeno titolo per farlo” ha spiegato la donna, precisando di non essere mai andata in ospedale e di aver parlato di quanto sarebbe avvenuto tra le mura di casa solo con una collega di lavoro.
 
Sul cellulare dell'imputato sarebbero stati rinvenuti anche messaggi dal tono minaccioso nei confronti della compagna: “Il cellulare me lo aveva fatto cambiare più volte. In una occasione avevo ordinato una cosa per corrispondenza e fui contattata dal fattorino sul cellulare, lui si ingelosì e me lo sfondò a calci”. Le botte, in quel contesto, potevano arrivare per le ragioni più banali: anche soltanto perché lei aveva fatto la spesa in un posto diverso, indossato una gonna troppo trasparente, o raccolto la confidenza di un’amica senza informarlo. A una domanda dell’avvocato dell’uomo su quanta ‘reciprocità’ ci fosse nelle discussioni, la donna ha risposto: “Litigavamo, anch’io urlavo in risposta ai suoi insulti. Ma io non ho mai picchiato”.
 
Il processo è stato rinviato al 23 giugno per completare l’istruttoria.

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