SAVIGLIANO - Rapina e aggressione in una tabaccheria di Savigliano, condannato un 19enne

Il giovane era stato fermato dai vigili dopo un inseguimento, insieme a un complice 22enne. Bottino del ‘colpo’ in borgo Pieve i 600 euro d’incasso del locale

a.c. 18/11/2020 18:12

 
Erano entrati in due in una tabaccheria di borgo Pieve, a Savigliano. Uno, il “grosso”, aveva infilato la mano nel cesto delle caramelle per qualche frazione di secondo, il tempo necessario a distrarre il proprietario del negozio dando modo all’altro, lo “smilzo”, di afferrare la cassa e scappare.
 
Seicento euro il bottino (mai ritrovato) del colpo messo a segno nel pomeriggio del 10 dicembre scorso da due giovanissimi, italiani di origine sinti: l’allora 21enne J.B. (dimorante in modo occasionale a Savigliano) e il 18enne saviglianese L.J., quest’ultimo giudicato colpevole stamane dei reati di rapina aggravata in concorso, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. A bloccarlo dopo un inseguimento per le vie del centro erano stati gli agenti della polizia locale, allertati dai carabinieri giunti per primi sul posto: qui i militari avevano trovato il solo J.B., subito trattenuto dal tempestivo intervento del tabaccaio e di un suo amico che si trovavano sul retro del locale al momento della rapina.
 
L.J. nel frattempo si era dato alla fuga, inseguito da uno dei carabinieri attraverso il parco Graneris insieme a un altro presunto complice di cui non è mai stata accertata l’identità: “Li ho visti avvicinarsi, forse si sono passati qualcosa. Poi il ragazzo con la maglia grigia è andato verso la circonvallazione e quello con la maglia verde ha svoltato in via Macra. Io ho cercato di inseguire quest’ultimo ma a un certo punto ne ho perso le tracce” ha ricordato in aula l’appuntato scelto Enrico Artale. In base alle segnalazioni del militare, però, i vigili urbani erano stati in grado di rintracciare poco dopo un ragazzo corrispondente alla descrizione. Il giovane in un primo tempo era apparso conciliante, ma alla richiesta di fornire i documenti aveva tentato di darsi alla fuga e aggredito uno degli agenti prima di essere fermato e condotto in caserma.
 
All’esito delle indagini la Procura ha individuato L.J. come esecutore materiale della rapina: l’ipotesi è che il 18enne possa aver consegnato al terzo uomo il bottino per poi tentare di dileguarsi. Per lui il procuratore aggiunto Gabriella Viglione aveva chiesto la condanna a cinque anni e due mesi di reclusione. L’avvocato Marianna Montarolo, difensore dell’imputato, ha messo in dubbio l’identificazione tra quest’ultimo e il “ragazzo con la maglia verde” sfuggito in un primo tempo ai carabinieri: contraddittoria, secondo il legale, la descrizione fornita dal tabaccaio riguardo al rapinatore e alle circostanze dell’episodio. Anche il tentativo di resistenza ai vigili avrebbe avuto una spiegazione: “Perché fuggiva? Perché era senza documenti, tanto è vero che quando la polizia municipale lo ha avvicinato non è scappato, lo ha fatto soltanto nel momento in cui gli sono stati chiesti i documenti”.
 
I giudici del tribunale collegiale hanno ritenuto provata la colpevolezza del giovane, tuttora sottoposto a misure restrittive, e lo hanno condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione. In un diverso procedimento, celebrato con rito abbreviato il mese scorso, il complice J.B. è stato giudicato non punibile per totale infermità di mente.

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