GENOLA - Rubò i gioielli di famiglia all’84enne che assisteva, condannata una badante

Il furto era stato denunciato a Genola, dopo la sparizione di una borsa. La donna in aula ha ammesso la sua colpa: “Mi stavo separando, era un brutto periodo”

a.c. 30/03/2023 17:30

“Mi dispiace per quanto è accaduto, mi stavo separando ed ero in una brutta situazione”: con queste parole S.I., classe 1989, ha ammesso davanti al giudice la colpa di cui era accusata.
 
La donna, cittadina rumena, era stata denunciata per furto dall’anziana che aveva accudito a Genola per alcuni mesi, nel corso del 2020. Solo diverso tempo dopo ci si era accorti della sparizione di una borsa, dove la signora, all’epoca 84enne, teneva i suoi gioielli e i più cari cimeli di famiglia. “Rubare l’oro e i ricordi di famiglia a una anziana, da parte di una badante, è come rubare un pezzo di vita” ha ammonito in aula il pubblico ministero Raffaele Delpui, ripercorrendo la vicenda.
 
È emerso dalle indagini che S.I. si era recata presso un compro oro in cinque diverse occasioni. La prima volta in gennaio per vendere un bracciale con piastrina, pagato 340 euro. Poi erano seguite altre cessioni, fino al settembre successivo. Al momento della triste scoperta, la badante lavorava ancora in casa dell’anziana, peraltro gravata da patologie che le impediscono di muoversi.
 
Per l’imputata la Procura aveva chiesto una condanna a quattro anni di carcere e mille euro di reclusione, contestando il furto in abitazione. L’avvocato Carlo Dogliani, rappresentante della vittima e del figlio, ha domandato un risarcimento di ventimila euro, comprensivo dei danni patrimoniali stimati in diecimila euro: dalla borsa erano stati rubati circa 50 oggetti in oro. “Questa sottrazione - ha sottolineato il legale - ha riversato profondo dolore nell’animo della signora e del figlio, anche considerando il rapporto di fiducia con l’imputata”.
 
L’avvocato Roberto Rovere Querini, difensore della badante 34enne, ha contestato la qualificazione del reato come furto in abitazione, dal momento che l’imputata vi prestava servizio. In considerazione delle ammissioni e dello stato d’incensuratezza, il difensore ha domandato la concessione delle attenuanti generiche: “La restituzione di parte del denaro è indice che ha compreso il disvalore della condotta” ha affermato il legale, menzionando il parziale risarcimento già operato.
 
Da parte del giudice Giovanni Mocci è stata accolta la riqualificazione del furto in abitazione come furto semplice. S.I. è stata condannata a sei mesi di carcere, più una multa e un risarcimento in separato giudizio.

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