CAVALLERMAGGIORE - ‘‘Sta attento, vengo da Barriera Milano’’: 23enne condannato per le botte al capotreno

Il giovane stava tornando dalla Liguria con un chiassoso gruppo di amici, tutti senza biglietto. Oltre alle lesioni gli è stata contestata l’interruzione di pubblico servizio

a.c. 29/01/2021 18:21

 
Dovrà risarcire con 500 euro, oltre alle spese legali, il capotreno che aveva colpito con un pugno in faccia. Questa la sanzione che - insieme alla condanna a sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale - il giudice Elisabetta Meinardi ha inflitto a S.R., italiano residente a Torino della classe 1998, giudicato colpevole dei reati di resistenza e aggressione a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio.
 
Il 10 giugno 2018 il giovane era salito a bordo del treno Ventimiglia-Torino in compagnia di una decina di amici. Già dalle prime fermate in Liguria il gruppo avrebbe cominciato a infastidire altri passeggeri presenti nello scompartimento con schiamazzi, fumo di sigarette e canne, lanci di bottiglie dal finestrino e perfino alcuni colpi di pistola ad aria compressa che avevano attinto una ragazza provocandole un livido. Quest’ultima in particolare era stata presa di mira dal “branco” per aver dapprima domandato a S.R. di smettere di giocare a palla nello scompartimento, poi requisito e buttato da un finestrino la palla stessa: “Urlava a me e alla mia amica ‘lesbiche di m. fate attenzione, io vengo da Barriera Milano’” ha ricordato nella scorsa udienza la testimone, protagonista di un violento alterco con il 20enne.
 
A seguito delle molestie la ragazza aveva segnalato il comportamento di S.R. e dei suoi amici al capotreno, intervenuto per riportare tutti alla calma: “Gli animi fra i due erano fin troppo accesi, per cui ho invitato lei ad allontanarsi e lui a calmarsi. Lui mi ha risposto di non intromettermi o me la sarei vista brutta, vantava di arrivare da Barriera Milano e minacciava di prendermi a pugni”. Il funzionario di Trenitalia aveva inoltre proposto ai giovani, tutti senza biglietto, di sanare la propria situazione senza conseguenze sanzionatorie: “Sarei anche stato disposto a ‘chiudere un occhio’ e fargli pagare il biglietto senza multarli, ma non hanno accolto il mio invito”.
 
Così il gruppo era stato fatto scendere alla stazione più vicina, Cavallermaggiore, dove S.R. avrebbe dato seguito alle sue minacce: “Gli amici - ha ricordato ancora il ferroviere - cercavano di trattenere S.R. ma lui dava in escandescenze contro di me. Mi intimava di non scendere sulla banchina. Io ho esitato un attimo, poi sono comunque sceso perché è ciò che prevedono le mie mansioni. A quel punto mi ha sferrato un pugno sul labbro”. Prima che arrivassero i carabinieri il presunto responsabile e i suoi amici si erano già dileguati. A segnalarlo alle autorità avrebbe comunque provveduto la stessa compagna di viaggio con la quale aveva avuto l’alterco, pochi giorni dopo: individuato a Torino, nei pressi di piazza Arbarello, S.R. era stato identificato e denunciato dagli agenti della Polfer.
 
A carico dell’imputato, già gravato da un precedente di polizia per furto d’auto, il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto la condanna a un anno di reclusione per tutti i capi d’accusa eccetto il getto pericoloso di cose. La rappresentante dell’accusa ha ricordato come S.R., oltre a provocare una lesione al capotreno, avesse interrotto un pubblico servizio facendo accumulare al convoglio un ritardo di una cinquantina di minuti sull’orario d’arrivo previsto a Torino. Alle richieste di condanna si è associato il patrono di parte civile, sottolineando che la vittima dell’aggressione agiva in quel momento in veste di pubblico ufficiale.
 
La ricostruzione è stata contestata dal legale della difesa, avvocato Pietro Ghinassi: “La vicenda è iniziata da un reato posto in essere non dall’imputato ma dalla ragazza, che ha preso il pallone con cui stava giocando S.R. e l’ha gettato dalla finestra”. Questo fatto, unito all’”atteggiamento evidentemente ostile” di lei e alle riprese che aveva effettuato con il telefonino per documentare il comportamento della comitiva, avrebbero provocato la successiva reazione dell’imputato.

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