MORETTA - Telefonate oscene alle centraliniste dell’ex Buitoni, condannato un camionista

Il trasportatore avellinese era solito chiamare a tarda notte la portineria dell’azienda di Moretta, facendo pesanti apprezzamenti sessuali sulle dipendenti

a.c. 05/03/2020 20:51

 
Le telefonate arrivavano tutte a tarda notte al centralino dello stabilimento Buitoni di Moretta, oggi passato sotto il marchio Giovanni Rana. Le malcapitate addette che rispondevano, tutte donne, ascoltavano dall’altro capo del telefono ogni sorta di oscenità, anche con riferimenti personali a loro e alle colleghe.
 
“Per due volte mi chiamò per nome e io mi spaventai perché mi chiedevo come facesse a sapere che ero di turno quella sera. Pensavo che potesse essere appostato da qualche parte” racconta una di loro. Un’altra ex portinaia ricorda la prima telefonata ricevuta un sabato notte, quando in azienda non c’erano più nemmeno gli operai: “Ero proprio sola ed ebbi molta paura. Mi disse che se non andavo a letto con lui non mi facevano il contratto. All'inizio ero molto spaventata, poi capii che non accadeva nulla e allora presi coraggio e gli dissi di smetterla”.
 
Per liberarsi dalle paure le dipendenti chiedevano perfino ai colleghi maschi o ai loro mariti di passare la notte nel gabbiotto. Poi la sgradevole situazione, dopo qualche settimana di chiamate tra marzo e aprile 2017, si era finalmente risolta: “Quando la collega mi ha fatto sentire una registrazione ho capito che si trattava di E.M., il camionista che veniva a fare consegne da noi. Dopo che la sua ditta aveva perso l’appalto lui aveva smesso di telefonare” spiega una centralinista. L’uomo, un autotrasportatore avellinese che lavorava per un’impresa di logistica di Nocera Inferiore (Sa), era stato individuato anche dall’utenza telefonica.
 
“Risultò che le telefonate partivano tutte da un cellulare intestato all’azienda. Il titolare ci disse che E.M. era stato suo dipendente in passato e lo denunciò per sostituzione di persona” ricorda il maresciallo Antonio Frasca dei carabinieri di Moretta, che aveva seguito le indagini dopo la querela per molestie. Il camionista risultava coinvolto in un procedimento analogo presso il tribunale di Forlì e i tabulati mostravano una corrispondenza tra le varie chiamate e le celle che il suo telefonino agganciava durante gli spostamenti di lavoro.
 
Per lui l’accusa rappresentata da Anna Maria Clemente ha chiesto quattro mesi di arresto, mentre il difensore Stefano Bona ha domandato l’assoluzione per insufficienza di prove, dal momento che la voce dell’imputato era stata riconosciuta solo da una delle centraliniste.
 
Il giudice Mauro Mazzi lo ha condannato a un’ammenda di 516 euro.

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